Così Scopelliti voleva mantenere il “Decreto Reggio” tra le proprie mani: la “estorsione” ai danni di Giuseppe Raffa

raffagiuseppeildispaccio26ago 500di Claudio Cordova - Anni e fatti che, secondo qualcuno, necessitano ancora di diverse risposte, che, all'improvviso, ottengono qualche nuovo squarcio di luce. L'occasione è la deposizione dell'ex presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, nell'ambito del maxiprocesso "Gotha", dove è alla sbarra la masso-'ndrangheta reggina. Nel processo, che vede, tra gli altri, come imputato l'avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo, considerato a capo della cupola massonica della 'ndrangheta, Raffa risponde di corruzione, per la vicenda riguardante l'acquisto (sovrastimato, secondo l'accusa) di diverse copie del libro sulla Città Metropolitana scritto dal magistrato Giuseppe Tuccio, deceduto mentre era imputato nel processo per associazione segreta.

La Provincia, inserendo le somme nel capitolato relativo alle "spese di rappresentanza", avrebbe pagato 28 euro per copia il volume "Reggio, Città Metropolitana nell'area Metropolitana dello Stretto", caldeggiato da Romeo, per la comune appartenenza nell'associazione segreta con Tuccio: "Era un libro per informare gli amministratori delle potenzialità della Città Metropolitana, tuttora inespresse" afferma Raffa. Secondo l'accusa, Raffa avrebbe avallato tale operazione come ricambio elettorale per il sostegno avuto da Romeo nell'elezione del 2011 alla carica di presidente della Provincia di Reggio Calabria: "Conosco Paolo Romeo dal 1983-1984, in quanto sposò una mia amica. Il libro non l'ho affatto promesso a Paolo Romeo" la difesa di Raffa.

L'esame condotto dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, però, più che vertere sulla vicenda in sé, si trasforma in altro.

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Il rappresentante dell'accusa, infatti, si concentra soprattutto sul periodo in cui Raffa diventerà sindaco facente funzioni di Reggio Calabria, dopo l'elezione alla carica di governatore di Giuseppe Scopelliti, che fino a quel momento era stato l'acclamato sindaco del "Modello Reggio". Mesi intensi, culminati con la drammatica morte della dirigente del settore Finanze e Tributi di Palazzo San Giorgio, Orsola Fallara, deceduta per ingestione di acido muriatico dopo lo scoppio dello scandalo relativo alle autoliquidazioni di soldi pubblici per sé e per il suo compagno: "Non ho mai avuto incontri con Paolo Romeo relativi alla mia attività politica, fino a quando sono diventato vicesindaco e poi sindaco facente funzioni. Furono allora due le problematiche che affrontai: quella del completamento del lungomare di Gallico, che Romeo perorava con un comitato, e la vicenda del mercato agroalimentare di Mortara, e Romeo era il rappresentante legale dei mercatali".

Ma, come detto, quelli sono mesi caldi, in cui gli "Scopellitiani" non accettano la sindacatura di Raffa: "Fui vittima di un vero e proprio ammutinamento – ricorda Raffa – con i consiglieri di maggioranza che mi attaccavano a mezzo stampa, con tre riunioni consecutive di Giunta andate deserte e infine convocata tramite la Polizia Municipale". Dietro tali comportamenti, aleggia, evidentemente, la figura di Scopelliti, oggi condannato definitivamente per il "Caso Fallara", ma in quel momento potentissimo politico all'apice della propria carriera con l'elezione a Governatore: "I primi scricchiolii – afferma ancora Raffa – arrivarono quando io e l'assessore Franco Sarica, consapevoli delle problematiche cittadine, rifiutammo di finanziare nuovamente la presenza di Rtl sul lungomare".

Fin qui ciò che, più o meno, era noto.

Dalla deposizione di Raffa, ma, soprattutto, dalle domande di Lombardo, si apprende molto di più. Il procuratore aggiunto, infatti, esibisce al politico uno scritto anonimo arrivato in Procura nell'estate del 2010, in cui si fa riferimento a una estorsione che si voleva perpetrare ai danni proprio di Raffa: al centro della questione, la gestione dell'importante capitale rappresentato dal "Decreto Reggio", il tesoretto su cui la città può, da anni, contare e che, spesso, ha scatenato appetiti non così cristallini. Secondo lo scritto, l'ex giocatore di basket e funzionario delegato al "Decreto Reggio", Gigi Rossi, e il dirigente Gianni Artuso avrebbero cercato di far firmare a Raffa una lettera apparentemente di suo pugno, ma in realtà precompilata, in cui cedeva (peraltro in spregio alla normativa) la gestione dei fondi del "Decreto Reggio" al neogovernatore Scopelliti.

L'autore dell'invio anonimo doveva essere molto ben informato e molto addentro alle vicende di quel periodo a Palazzo San Giorgio, dato che allega anche la lettera in carta intestata che doveva essere sottoscritta. E Raffa conferma.

Stando al racconto dell'allora sindaco facente funzioni, già prima dell'elezione alla Regione, Scopelliti avrebbe comunicato il proprio diktat: "Mi disse, se vuoi rimanere vicesindaco, non devi candidarti a sindaco, ma io volevo candidarmi alla Provincia e quindi trovammo l'accordo. Poi mi disse che dovevo lasciare il "Decreto Reggio" alla Regione", ma questo non era previsto dalla normativa". Da Rossi e Artuso, Raffa avrebbe ricevuto pressioni per firmare quella lettera già scritta da qualcun altro: "Era improponibile, dovevo ammettere di essere incapace di gestire il "Decreto Reggio", ma questo non l'ho voluto fare".

Il "mandante" della strategia sarebbe stato proprio Scopelliti. Dalle domande del pm Lombardo, si capisce ancora come, evidentemente, il governatore, non voleva lasciare la questione a Raffa, con cui, da sempre, i rapporti erano tesi, anche per via delle diverse appartenenze politiche: Forza Italia per Raffa, Alleanza Nazionale per Scopelliti.

A rendere tutto più inquietante, la lettera di minacce e il proiettile fatto recapitare a Raffa, proprio nelle settimane in cui gli "Scopellitiani" si ammutinano e non si riesce a tenere una seduta della Giunta Comunale: "Mi era stato detto che dovevo stare lì ed eseguire gli ordini" ricorda Raffa. I mesi vissuti da Raffa e le pressioni sarebbero stati assolutamente collegati: "Artuso e Rossi mi dissero che se avessi firmato, tutte le problematiche di Giunta si sarebbero immediatamente risolte".

Ma la questione, avrebbe assunto anche una rilevanza romana. Il "Decreto Reggio", infatti, è gestito dal Ministero delle Infrastrutture e, storicamente, dalla dirigente Maria Pia Pallavicini: "Fu molto scortese con me – ricorda Raffa – era orientata contro la mia posizione". La Pallavicini avrebbe cercato più volte di far passare il "Decreto Reggio" alla Regione: "Addirittura ha citato una delibera inesistente per tentare di togliere il "Decreto Reggio" a chi se ne è sempre occupato, il sindaco pro tempore". Ma cedere le competenze alla Regione era illegittimo: "Se lo avessi fatto – dice Raffa – oggi forse sarei imputato per queste vicende".

Vicende che Raffa aveva raccontato, anni fa, proprio al pm Lombardo e all'allora procuratore Giuseppe Pignatone. Dopo la sua audizione in Procura, fin qui rimasta segreta, l'escalation ai suoi danni si fermerà come per incanto.