Bombardieri: “Non esistono santuari intoccabili”. Ma avverte: “Essere solo onesti non basta più”

bombardieriincontro19lugdi Claudio Cordova - Promesse, iniezioni di fiducia, richieste al Governo, ma anche ammonimenti. Contiene un po' tutto l'intervento che il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha fatto a Piazza Castello, nell'ambito dell'incontro "Non solo memoria", che ReggioNonTace e Libera hanno organizzato per suscitare il confronto sul tema della lotta alla 'ndrangheta, partendo dall'anniversario dell'uccisione del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della scorta.

A poco più di un anno dall'insediamento, l'intervento di Bombardieri è un'occasione per rivendicare i risultati già ottenuti, ma anche per rilanciare l'azione della Procura, che non può prescindere però da altri fattori.

In primis, quello della cittadinanza.

Il procuratore della Repubblica ha esortato i cittadini a schierarsi dalla parte giusta, in maniera attiva: "Essere onesti non basta più, serve essere solidali con chi si schiera contro la 'ndrangheta, che ha tuttora consenso, come dimostrano blog e chat che la sostengono oppure le manifestazioni quando vengono chiuse aziende mafiose". Bombardieri individua nei giovani l'arma in più, come peraltro sosteneva lo stesso Borsellino: "Possono fare tanto e vedo che c'è una maggiore consapevolezza e un maggiore interesse sui temi della lotta alla criminalità organizzata". Ma non basta: "Manca il lavoro e mancano i circuiti di recupero, invece serve tutela fisica, economica e sociale a chi vuole fare una scelta di campo, anche se non fornisce un contributo fondamentale alle indagini" aggiunge il procuratore, che sostiene come sia necessario dare la possibilità a chi – seppur proveniente da ambienti di 'ndrangheta – voglia dissociarsi dal malaffare e reinserirsi nella parte laboriosa della società: "Non serve solo la repressione, né uno Stato che consideri o criminali o persone oneste".

--banner--

Nuovamente - ed è almeno la terza volta negli ultimi giorni – Bombardieri chiede al Governo e ai vertici delle forze armate ulteriori risorse, soprattutto umane, per il contrasto alla 'ndrangheta. Più giudici, soprattutto per quanto concerne gli uffici giudicanti, anche della Corte d'Appello, più personale amministrativo e di cancelleria, ma soprattutto più forze dell'ordine: "La Squadra Mobile di Reggio Calabria ha 160 uomini, mentre quella di Palermo ne ha 300. Il problema non è Palermo che né ha molti, ma Reggio Calabria che ne ha pochi. Non si può trattare Reggio Calabria come si tratta un'altra realtà". Il discorso del procuratore della Repubblica ha il taglio sociale: "Non c'è economia senza legalità, lasciare le aziende in mano alla 'ndrangheta significa impedire a chi lavora onestamente di svilupparsi, bisogna quindi creare una realtà libera dalla criminalità organizzata".

Da parte sua, Bombardieri assicura l'impegno della Procura nell'essere vicina ai cittadini che reclamano giustizia. E assicura: "Non esistono santuari a Reggio Calabria e non si vuole tutelare nessuno: la Procura non guarda in faccia nessun centro di potere". Oltre alla cittadinanza, il monito del procuratore va anche però alla classe dirigente: "C'è ancora tolleranza e a volte anche assenso da parte della politica locale verso la 'ndrangheta".

Eppure, molto è stato già fatto. Ma non basta. La forza repressiva dello Stato ha portato a nuove dinamiche criminali. Se prima "pagavano tutti" e quindi spesso non era necessario ricorrere all'intimidazione, oggi spesso le attività commerciali sono tornate nel mirino della criminalità organizzata, che, dopo l'arresto di centinaia tra capi e gregari, vorrebbe così riaffermare il proprio dominio sul territorio. Ma le denunce, di estorsione e di usura, nonostante Reggio Calabria sia una realtà strozzata, continuano a essere troppo poche. Da qui l'inquietante monito finale di Bombardieri: "O abbiamo una reazione forte ora, oppure si rischia di tornare indietro di 15 anni".