Svolta sul delitto del giudice Scopelliti? Indagati boss di Cosa Nostra e 'ndrangheta

Scopelliti Antonino1Potrebbe esserci una svolta importante sul delitto del magistrato Antonino Scopelliti. Secondo quanto riportato da "La Repubblica", con un articolo a firma di Salvo Palazzolo, il magistrato, ucciso lungo la strada che costeggia la Costa Viola il 9 agosto del 1991, potrebbe essere stato eliminato per un patto tra 'ndrangheta e mafia siciliana.

Un'ipotesi non nuova, questa.

Ciò che è nuovo, di cui dà conto "Repubblica", è rappresentato dai progressi investigativi che la Dda di Reggio Calabria avrebbe fatto in questi mesi. Alcuni mesi fa, proprio ad agosto, emerse infatti la circostanza del rinvenimento, nel Catanese, dell'arma con cui Scopelliti fu ucciso nella zona di Campo Calabro, in provincia di Reggio Calabria.

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Si tratta di un fucile calibro 12. L'arma era interrata in un fondo agricolo (leggi qui). Il procuratore capo Giovanni Bombardieri ha disposto un'attivita' di ispezione e perquisizione di alcuni luoghi della provincia di Catania. L'attivita' e' stata delegata alla Polizia di Stato, e, in particolare, al Servizio Centrale Operativo, alla Squadra mobile (diretta dal primo dirigente Francesco Ratta') della Questura di Reggio Calabria, alla polizia scientifica della Questura reggina e di quella catanese, ed vide il massiccio impiego di uomini e mezzi.

Scopelliti, sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte di Cassazione, avrebbe dovuto rappresentare l'accusa contro gli imputati del maxiprocesso di mafia a Palermo.

L'annuncio del rinvenimento dell'arma del delitto fu dato stamani dal procuratore capo della DDA di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, nel corso dell'annuale commemorazione a Piale presso la stele dedicata al giudice Scopelliti.

"La Repubblica", oggi, dà conto di un'inchiesta con 17 indagati. Si parte dalle dichiarazioni del pentito catanese, Maurizio Avola: sarebbe stato proprio lui a far ritrovare l'arma nelle campagne catanesi. Avola parlerebbe della volontà di Matteo Messina Denaro, primula rossa di Cosa Nostra, allo stato attuale unico grande latitante ancora in circolazione, di eliminare il magistrato reggino. La decisione sarebbe maturata in un summit che sarebbe avvenuto a Trapani nel 1991, pochi mesi prima, quindi, dell'uccisione di Scopelliti.

Quanto agli indagati, l'articolo di Palazzolo fa anche i nomi. Sette siciliani: non solo Messina Denaro, ma anche Marcello D'Agata, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Vincenzo Salvatore Santapaola, Francesco Romeo e Avola stesso. E dieci calabresi: Giuseppe Piromalli, Giovanni e Pasquale Tegano, Antonino Pesce, Giorgio De Stefano, Vincenzo Zito, Pasquale e Vincenzo Bertuca, Santo Araniti e Gino Molinetti.

Nomi che appartengono ai livelli più alti di Cosa Nostra e 'ndrangheta. E che forse andrebbero mischiati a quelli di soggetti delle Istituzioni deviate.