Fratelli d’Italia, Ripepi “punta” il Senato. Il consigliere comunale sommerso dagli applausi sotto gli occhi della capolista Isabella Rauti

fratelliditaliagenericodi Mario Meliadò -  La sala "Federica Monteleone" di Palazzo Campanella doveva essere piena come un uovo e puntualmente lo è stata: la "macchina organizzativa" di Fratelli d'Italia, e in particolare quella targata Massimo Ripepi (...forse un po' di fenilalanina favorisce serbare memoria di numerose altre iniziative in cui il dato delle presenze non era dissimile, a differenza delle sigle politiche di riferimento), risultano impeccabili come da pronostico. Ed è il momento del "ritorno a casa" per l'ex consigliera nazionale di parità Isabella Rauti (per lunghi anni moglie di un altro simbolo della Destra storica ed ex ministro alle Politiche agricole, Gianni Alemanno, che dopo l' "infortunio" della sindacatura di Roma ha scelto altre vie destrorse): suo padre Pino Rauti, catanzarese di Cardinale, ex segretario del Msi scomparso il 9 novembre del 2012, è uno degli uomini di Destra più amati di sempre.
Rispettivamente, si tratta del numero 2 (Ripepi) e del numero 1 (Rauti) nel collegio unico calabrese proporzionale per Palazzo Madama del partito di Giorgia Meloni: qui praticamente tutti danno per scontato il seggio senatoriale per Massimo Ripepi, «la battaglia vera è stata quella per la candidatura», dicono, visto che «la Rauti sarà eletta all'uninominale».

L'apertura è per il coordinatore provinciale di Fdi Nello Scuderi, moderatore dell'incontro, che invita ad alzarsi tutti in piedi per l'immancabile, identitario Inno di Mameli.
Ad aprire l'assise – solo virtualmente, causa malanni –, con un messaggio letto proprio da Scuderi, un pilastro della Destra storica (non solo) calabrese come l'ex senatore Renato Meduri: non manca un riferimento ai "boia chi molla", anche come parola d'ordine a chiusura del saluto ai presenti, e neppure a Gianfranco Fini, «che avevamo creduto un buon capo, sbagliando clamorosamente». Soprattutto, Meduri ammicca all'imminente ingresso di Massimo Ripepi a Palazzo Madama, sua antica "dimora" «dove avrà la grande responsabilità di creare il "nuovo" con una grande, costante e vigile opera politica affinché Reggio risorga dalle macerie morali e materiali dov'è tragicamente finita per colpa di ben individuate responsabilità politiche. Ovviamente un caro saluto e un amichevole augurio anche a Isabella Rauti, affinché anche in Parlamento possa essere figlia di cotanto padre».

Anche alla Rauti (oltre che a Ripepi) fa riferimento "in proprio" Scuderi: «C'è sempre stata, è sempre stata dei nostri», ridacchia, visto che s'iscrisse all'Msi già a 14 anni; e poi dal 2015 è maggiore dell'Esercito, galloni che garbano parecchio al popolo law&order della Destra non troppo moderata.
Più articolato il riferimento ai temi economici col presunto vilipendio dell'interesse nazionale dell'Italia e degli italiani: «Tutti uniti, dobbiamo difendere la Democrazia che sta vacillando, sotto i colpi di chi l'Italia sta svendendo allo straniero la nostra Nazione pezzo per pezzo: tante le aziende cedute ad acquirenti esteri – è l'invettiva di Nello Scuderi –, non da ultimo stiamo pietendo la svendita della nostra ex compagnia di bandiera, l'Alitalia». Peraltro, le promesse verso i giovani e la sicurezza degli anziani i politici succedutisi al Governo non avrebbero «mai realizzato nulla» (parrebbero dunque inclusi in negativo, nel ragionamento, i governanti del centrodestra di cui Fdi fa parte e che in passato ha sostenuto, avendo anche Giorgia Meloni tra i ministri).

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Tra i relatori, anche il coordinatore cittadino Andrea Guarna e il componente dell'esecutivo nazionale di Gioventù Nazionale Pasquale Oronzio. Che intanto fa presente la virtuosità di Fdi, che «ha dimostrato d'avere la schiena dritta, premiando meritocrazia e territori» a fronte di tanti partiti che in clima elettorale «si trasformano in uffici di collocamento». Scroscianti applausi al riferimento alla candidatura al Senato di Massimo Ripepi, vettore di un «entusiasmo» ricollegabile «alla grande sfida che stiamo per affrontare», e cioè al poter finalmente «dopo tanto tempo, restituire l'Italia agli italiani».

Con aplomb assolutamente british, Oronzio definisce «vergognosa» la legge Fiano contro l'apologia del fascismo, in quanto «sta apportando enormi danni in quest'ultimo periodo, perché ha fatto tornare alla ribalta dei dibattiti politici un tema quantomeno anacronistico come quello del fascismo». Così come «vergognoso» sarebbe quanto accaduto a Macerata in quanto non una parola sarebbe stata spesa, nel racconto di Pasquale Oronzio, per l'uccisione della povera Pamela Mastropietro, «e soprattutto sono state autorizzate delle manifestazioni antifasciste di gente che protesta vontro la discriminazione e la violenza e nel frattempo inneggia indegnamente alle foibe... E allora, a fronte di chi ci taccia d'essere razzisti, noi diciamo che siamo sì razzisti, ma contro chi disonora la nostra identità nazionale».

Temi poi ripresi – accanto alle proposte a favore delle donne e della famiglia, in primis il reddito di natalità – anche dall'ex consigliere provinciale Alessandra Polimeno: «Non siamo razzisti. Però vogliamo un Paese in cui chi arriva rispetti regole, Storia e tradizione. E questo – ammonisce la Polimeno – non è compatibile con l'idea che la presenza dei migranti debba costringerci a smontare il presepe o a togliere il crocifisso dalle aule. Difendere tutto questo non è razzismo, significa solo pretende rispetto per le proprie tradizioni e per la propria cultura».

Prima delle conclusioni, affidate ovviamente alla Rauti, il poderoso intervento di Massimo Ripepi, che il "suo" popolo riconosce (a torto o a ragione) come alfiere dell'unica opposizione "consistente" e intransigente a Palazzo San Giorgio, è scandito da un boato: Ripepi è praticamente sommerso dagli applausi dell'intera sala.
«Il nostro è un partito che ha una base valoriale forte: e io dico che prima vengono i Valori, e dopo i progetti, i programmi: il contrario di quello che professa il Movimento Cinquestelle, ma tu non puoi avere un impianto programmatico se non hai una base valoriale, è assurdo, è abominevole. E se voi vi andrete a vedere qualcosa di quel partito, vi accorgerete che c'è dentro il vuoto assoluto: è un fantoccio che non ha un'anima. Invece il nostro è un partito che ha valorizzato il territorio», esalta la base il candidato al laticlavio. «Non si possono condannare con fermezza i gesti di chi è disperato, per l'assenza di lavoro, di prospettive, che sono poi anche molti dei motivi che portano tanti elettori a scegliere Cinquestelle. A chi è disperato perché la sua famiglia non ha da mangiare non puoi parlare di trasporti, dell'Aeroporto... Con grande umiltà, dobbiamo andare a spiegare qual è la situazione, impegnarci con pazienza per far capire agli elettori senza più speranza che non possono andare a buttare il loro voto consegnandolo nelle mani di un "fantoccio"».

Intanto entra il segretario calabrese dell'Udc Franco Talarico, ex presidente del Consiglio regionale candidato del centrodestra all'uninominale nel collegio di Reggio Calabria, e lo stesso Ripepi insiste per farlo sedere vicinissimo al tavolo dei relatori: "una carezza in un pugno", per dirla con un vecchio successo di Adriano Celentano.

 

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Infatti, poco dopo Ripepi (bell'alleato, non c'è che dire...) gli rifila un uppercut  mostruoso, praticamente chiamandolo al banco degli imputati per la vertenza-Aeroporto che da un paio d'anni in qua è un po' il "marchio di fabbrica" del modo di fare opposizione al Comune di Massimo Ripepi, con i famosi "Rapporti alla città" tenuti direttamente dentro lo scalo dello Stretto. «Le nostre fortissime battaglie, il nostro modo di difendere il territorio non sono stati all'insegna dello spirito di campanile; anche se io sono per il "campanile", altro che no!, bisogna avere uno spirito campanilistico perché se noi non serviamo il territorio dove nasciamo, non possiamo vedere "in prospettiva" le cose che vengono dopo... - articola l'esponente meloniano –. Allora, la Calabria ha bisogno di una Città metropolitana più forte e di un'area centrale più forte: Matteo Renzi ha fatto un giochetto di cui pochi sono consapevoli, facendo diventare l'aeroporto di Firenze aeroporto d'interesse strategico, benché sia a pochissimi km dallo scalo di Pisa... Mentre quando c'è stato da varare il Piano aeroporti, a fronte dell'aeroporto di Lamezia Terme? Qua c'è Talarico che è di Lamezia io già gliel'ho detto: Franco, l'aeroporto di Lamezia aeroporto strategico a noi sta bene, non ci sta bene che l'Aeroporto dello Stretto non sia strategico, perché non può essere che con due Città metropolitane, Reggio Calabria e Messina, una di fronte all'altro, lo scalo aereo che le serve non sia strategico: non esiste, questa cosa!, e lo Stato non può dire che un aeroporto con simili caratteristiche non sia strategico», e la sala "Monteleone" quasi viene giù per gli applausi. Ma il "fuoco amico" non è finito: «Noi vogliamo una reggio più forte, noi vogliamo la Zona economica speciale... Franco – Ripepi si rivolge ancòra a Talarico –, lo dico a te che sei candidato a Reggio e spero sarai eletto, ti chiedo di ricordarti quello che ti sto dicendo molto bene, se no te lo ricorderò io, da qualunque posizione, in Senato o meno, da qualunque posizione: la Calabria ha bisogno almeno di due aeroporti strategici, è l'unico aiuto che ci possono dare. E io ringrazio Eduardo Lamberti-Castronuovo, che da consigliere metropolitano ha lottato insieme a me per bloccare un finanziamento che sarebbe stato come dare una sacca di sangue a un morto: ora quei soldi devono essere spesi per costituire le basi economiche di una nuova società di gestione che non dev'essere la Sacal, malgrado io sia candidato per tutta la Calabria lo dico perché serve a noi ma serve anche a Lamezia Terme. Così, vedrete, il prossimo ministro a Infrastrutture e Trasporti, quando guarderà la cartina geografica, non metterà il dito solo su Lamezia Terme, ma lo metterà su Lamezia e anche su Reggio Calabria».