Giornata della Memoria

Segre Liliana 1di Nino Mallamaci* - L'espressione "dare i numeri" viene in genere utilizzata per accusare una persona di parlare a vanvera. In verità, essa nasce per indicare "chi interpreta la cabala, chi tenta di indovinare il futuro mediante i numeri". Ci sono casi in cui numeri, tuttavia, sono utili a conoscere e interpretare fatti passati e presenti, nonché a fungere, ci si augura, da monito per il futuro.

Sono stato chiamato, nell'occasione odierna, a dare il mio contributo su un tema che avrebbe dovuto essere già da tempo consegnato alla soffitta della storia. Lo faccio iniziando a mettere uno dietro l'altro una serie, appunto, di numeri che, come spesso accade, dicono molto più delle parole.

81, 21, 75190, 13, 776, 25, 46, 1604, 412, 494, 801, 93, 88, 251, 232, 89, 200.

81, sono gli anni trascorsi dalla promulgazione delle leggi razziali (io preferirei definirle razziste) in Italia; 21, il binario della stazione centrale di Milano dal quale partivano i treni destinazione Auschwitz Birkenau, ma non solo; 75190, il numero tatuato sul braccio di Liliana Segre; 13, la sua età quando vide l'ultima volta il padre prima che fosse ammazzato dai nazisti; 776, i bambini under 14 deportati ad Auschwitz Birkenau, e 25 quelli che tornarono indietro; 46 i campi d'internamento realizzati dal Regime fascista sul territorio italiano; 1604 e 412, rispettivamente, gli ebrei e i non ebrei presenti a Ferramonti alla liberazione nel settembre del 1943; secondo l'OSCAD, osservatorio per la sicurezza e contro gli atti discriminatori del Ministero dell'Interno, 494, le violazioni dovute a discriminazione per etnia, religione, nazionalità compiute in Italia nel 2014; 801, le stesse violazioni nel 2018; 93 le aggressioni fisiche nel 2019, rispetto alle 88 dell'anno precedente; 251 casi di incitamento alla violenza nel 2019 contro i 232 del 2018; e, per finire, 89, l'età alla quale Liliana Segre, sfuggita alle camere a gas, ha dovuto essere posta sotto protezione; 200, i messaggi di minacce da lei ricevuti ogni settimana.

Ho dato i numeri, e il mio intervento potrebbe terminare qui, tanto essi, spesso aggettivati come freddi, sono invece intrisi di voci volti sofferenza dolore distacchi abbandoni. Ma non solo. Da essi trasuda, e fa da contraltare, odio smisurato, banale – come il male della Arendt - , ignoranza, ipocrisia, amnesia, sottovalutazione, mistificazione, strumentalizzazione, negazionismo e revisionismo. Ed è in ragione di queste ultime indicazioni che ci vengono dai numeri che il mio contributo non si può fermare qui. Così come non si può arrestare oggi l'azione di ognuno di noi, da consacrare al contrasto, con ogni mezzo, dei fenomeni che stanno dietro e determinano tali dati impressionanti e inquietanti.

Da questo punto di vista, è altamente significativa la posizione assunta dalla senatrice Segre quando ha voluto sottolineare che non è sufficiente ridurre la questione all'antisemitismo. Esso, risultato abnorme, inumano, inconcepibile dell'odio, può rappresentare il punto di riferimento in negativo. La shoah è lo zenit del male, ma questo si esprime, oggi come ieri, in tanti altri modi e in tante altre direzioni. E' significativo che le persecuzioni si siano dirette, in quel periodo nefasto ma anche prima e dopo, pure contro gli omosessuali; contro gli zingari; contro i malati di mente; contro gli slavi nei territori puntati dall'irredentismo, dove i maestri elementari inviati dal Regime fascista, dopo aver epurato quelli locali, sputavano in bocca ai bambini quando pronunciavano una parola nella loro lingua madre, così come ci racconta Adriano Sofri nel libro Il martire fascista. Oggi, addirittura, senza entrare nel merito di una questione complessa quale quella dell'immigrazione, si arriva ad odiare chi fugge da guerra e fame; chi va incontro a morte quasi certa infilandosi nel carrello di un aereo transcontinentale, o su un barcone in balia dei marosi, solo per cercare un posto nel mondo dove vivere dignitosamente, come tanti nostri avi e coevi.

Quello che si fa appare sempre insufficiente rispetto alla enormità del problema. Tuttavia, vi è da specificare che dal punto di vista normativo esistono gli strumenti per agire, a livello di Carta fondamentale e di legislazione ordinaria. Le leggi vanno però applicate senza titubanze e senza buonismi, e utilizzo scientemente un termine che in altre situazioni appare certamente fuori luogo.

Noi del Co.re.com. Calabria, nel nostro piccolo, abbiamo messo in piedi un progetto di contrasto al linguaggio d'odio, al cyber bullismo, alle fake news, in quel pozzo senza fondo di disumanità che talvolta diviene il web, destinato agli studenti delle scuole medie di 1° e 2° grado, nel quale verranno utilizzati strumenti innovativi, tali da rendere interessati e partecipi gli adolescenti e i ragazzi.

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Un contributo minimo, forse insignificante. A ben altro ruolo potrà assurgere la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, istituita qualche mese fa in Parlamento proprio su impulso della senatrice Segre. E un ruolo altrettanto pregnante e decisivo lo devono giocare tutti i cittadini democratici, osservanti della Costituzione. L'indifferenza andrebbe bandita, e ognuno dovrebbe cominciare a essere, perdonatemi il paradosso, intollerante con gli intolleranti. Insomma, smettere di girarsi dall'altra parte o di tacere quando assiste in prima persona a episodi che vanno invece rintuzzati nell'immediato, per far comprendere che nella società non c'è spazio per i violenti e i razzisti. Non c'è altra strada, a mio modesto parere, che quella di innalzare un muro, una cortina di ferro, un cordone sanitario, per tracciare un confine potente e definitivo contro il male e ogni sua manifestazione.

*Avvocato e scrittore