Il “caso Lucano” che smaschera i garantisti verso i mafiosi e i manettari solo per i nemici

lucanopugnochiusodi Claudio Cordova - Quello che cerchiamo sempre di fare è raccontare i fatti in maniera onesta. A prescindere dall'argomento, dalle persone coinvolte e dal contesto. L'onestà, tuttavia, serve ancor di più nei casi potenzialmente (e realmente) divisivi, come quello, giudiziario e non solo, che sta interessando il sindaco sospeso di Riace, Mimmo Lucano. La storia di Lucano, infatti, è un crocevia di ideali, propaganda e battaglie politiche. Perché da un lato, i fan lo elevano a vette che talvolta sovrastano la santità, dall'altro, i detrattori inventano fake news fatte di condotte mai messe in atto da Lucano, né contestate dagli stessi inquirenti.

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Abbiamo cercato (e stiamo cercando, dato che il caso è più che aperto) di raccontare con durezza, sensibilità e onestà la vicenda. Ci sentiamo di poterlo fare, forse, più di altri, perché non abbiamo gioito quando, come un fulmine a ciel sereno, sono arrivati gli arresti domiciliari nei confronti del sindaco dell'accoglienza e dell'integrazione, ma anche perché, pur spulciando in giro sarà impossibile trovare delle foto che ci ritraggono sorridenti e a sostegno dell'indagato, come se questi fosse una rockstar.

Ci dispiace, forse non saremo "de sinistra" quanto vorreste, ma allo stesso tempo abbiamo letto troppi libri e viaggiato abbastanza per non essere degli squallidi razzisti. Lucano fa oggettivamente simpatia, per i modi, per quello che rappresenta e per la palese sporcizia di molti suoi detrattori. Molta meno simpatia fanno i suoi (spesso sciocchi) sostenitori. Coloro che tentano di smontare un caso giudiziario, senza aver alcun tipo di competenze sul punto e, peraltro, senza nemmeno aver letto un rigo degli atti giudiziari stessi.

Infatti, purtroppo, una vicenda molto seria, su cui non solo si gioca la vita di una persona, ma la stessa esistenza di un "modello" (che per i giudici, spesso è "sistema") che ha attratto l'attenzione di tutto il mondo, viene trattata con toni da tifo da stadio e da propaganda politica. Come al solito, a fasi alterne Il Dispaccio passa per "buonista" (che poi di questi tempi fa rima con comunista) quando pubblica le dichiarazioni difensive di Lucano, ma anche gli interventi a sostegno del sindaco sospeso da parte di commentatori e intellettuali; oppure per fascista e forcaiolo, quando invece pubblica, senza cospargere gli articoli di miele, le dure considerazioni che la magistratura ha fatto su Lucano stesso.

Ecco, se tutta questa triste vicenda ha un merito, è quello di aver smascherato l'ipocrisia di tanti.

In questi mesi è stato possibile vedere e leggere furfanti che hanno sempre simpatizzato per la 'ndrangheta, per il malaffare e per altri manigoldi coinvolti in inchieste giudiziarie, schierarsi con la magistratura che indaga su Lucano. Usare come scudo i provvedimenti giudiziari che in passato sono stati contestati e dileggiati anche se divenuti sentenze irrevocabili. Squallide posizioni di chi ama illegalità e ingiustizia, che oggi invece usa toni istituzionali per colpire un proprio nemico politico. Dall'altra parte, oltre 20 anni di berlusconismo, hanno creato una sinistra forcaiola e giustizialista, in palese contrasto con gli ideali di un tempo, che vedevano lo Stato (e quindi anche magistratura e forze dell'ordine) come nemici da ribaltare. La sinistra post 1994 è stata invece fatta di manettari convinti, che hanno sempre adoperato l'arma della giustizia per attaccare e per brandire la propria (presunta) superiorità morale. Oggi, invece, sollevano dubbi sulla magistratura, come se fosse al soldo di Salvini o braccio armato di un "grande vecchio" che vuole distruggere Lucano. In alcuni scritti i magistrati vengono definiti anche "persone con la toga", che sembra un po' il termine "guardie" con cui Er Freddo, o er Dandy chiamavano le forze dell'ordine in "Romanzo Criminale".

Un rovesciamento dei ruoli che, in entrambi i casi, è triste e strumentale. Perché garantismo e giustizialismo sono due cose serie.

In generale, la Giustizia lo è.

Non resta che attendere la prossima maxi-retata contro la 'ndrangheta. Quando i garantisti filomafiosi torneranno tali, così come i compagni "falce e manetta" torneranno a inneggiare alla magistratura.