“Caro Luca”: ecco i magistrati calabresi nella galassia di Palamara

ARTICOLO-PALAMARA2di Claudio Cordova - C'è chi lo chiama "comandante", chi "orsetto", chi chiede una raccomandazione in ospedale, chi pressa per una nomina, chi implora un incontro. E' ampia la galassia calabrese del magistrato Luca Palamara, originario di Santa Cristina d'Aspromonte, ma ben presto volato a Roma per fare carriera anche in seno al Consiglio Superiore della Magistratura e oggi indagato dalla Procura di Perugia per corruzione e altri reati.

Il Dispaccio ha avuto modo di consultare (e sta tuttora consultando) le chat del magistrato, che coinvolgono numerosi magistrati calabresi, anche di livello molto alto. Quello che fuoriesce non è penalmente rilevante, forse, ma, certamente, delinea uno spaccato non proprio lusinghiero della magistratura calabrese.

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GIOVANNI BOMBARDIERI

E' notorio il legame tra l'attuale procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, e Palamara. Entrambi membri di Unicost, la corrente maggioritaria della magistratura, Palamara si prenderà addirittura la briga di scendere a Reggio Calabria per intervenire all'insediamento di Bombardieri, dopo la nomina (peraltro ampiamente discussa dallo stesso Palamara) di Federico Cafiero De Raho a procuratore nazionale antimafia. Sono lunghe, lunghissime, le conversazioni via chat tra Bombardieri e Palamara: si va dal calcetto ad altri argomenti scherzosi, ma non solo. Più volte, nelle settimane antecedenti alla nomina a procuratore di Reggio Calabria, Bombardieri chiede "novità?" all'amico Palamara. "Tutto procede bene" è una delle risposte. E, all'uscita dal voto in Commissione, la Quinta, quella presieduta proprio da Palamara, il primo a saperlo, via chat, è proprio l'interessato, che ringrazia: "Grande Presidente!" scrive su Whatsapp l'attuale procuratore di Reggio Calabria. "Se riesco ti porto al Plenum l'11 aprile" dice Palamara. Il Plenum, infatti, è l'organo del Csm che ratifica le nomine, talvolta solo una formalità quando il voto fuoriuscito dalla Commissione è solido.

E, del resto, che la nomina di Bombardieri stesse molto a cuore a Palamara lo si evince da altre chat con terze persone: "Per me Giovanni Bombardieri è come se fossi io, ti prego di non dimenticarlo" scrive in una chat". In un gruppo Whatsapp di magistrati l'ex membro del Csm comunica in anticipo l'avanzamento di Bombardieri verso la Procura di Reggio Calabria: "Saluti da Bombardieri" dice in una chat. La risposta di uno dei partecipanti: "Ci stai facendo capire tra le righe che Bombardieri è stato mandato dalla commissione a fare il procuratore di Reggio Calabria all'unanimità? Cazzo" e Palamara risponde "Ora penso di poter chiudere la mia esperienza qui".

E dopo la nomina, i due parlano anche delle reazioni di altri magistrati. In primis il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, che sarebbe "contento" per la nomina di Bombardieri, anche se quest'ultimo dice "le solite cazzate" commentando con Palamara un'intervista dello stesso Gratteri. "Ma veramente pensi che dipendo da Nicola?" chiede Bombardieri a Palamara, che elargisce consigli sui rapporti diretti da tenere con il ministro della Giustizia. Poi i riferimenti all'allora procuratore generale di Reggio Calabria, Dino Petralia: "Glielo dico che lui deve fare il procuratore generale e non il procuratore di primo grado come faceva con Paci". Il riferimento è all'attuale aggiunto, Gaetano Paci, nominato reggente per il periodo di vacanza dopo il trasferimento di Cafiero de Raho.

GERARDO DOMINIJANNI

Proprio questa nomina fece infuriare un altro magistrato tuttora in servizio a Reggio Calabria, il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni: "Mi spiace molto e spero durerà per molto poco" scrive Palamara rispondendo alle rimostranze di Dominijanni. "Comunque è stato uno stronzo è inutile che faccia osservazioni ma gli scriverò una nota dove evidenzierò le omissioni del suo provvedimento" scrive Dominijanni, riferendosi a Cafiero. L'attuale aggiunto (poi effettivamente nominato vicario da Bombardieri) non accetta la sconfitta con Paci e scrive a Palamara: "Puoi capire perché de Raho si è comportato così?". Dominijanni vuole "le reali motivazioni".

E' solo una delle tante interlocuzioni tra i due.

Da tempo, infatti, Dominijanni è alla ricerca di un trasferimento (attualmente è in corsa per il posto di procuratore di Castrovillari) e a Palamara chiede informazioni per varie piazze, evidentemente non solo per se stesso, ma anche per il fratello Giancarlo. Parlano di partite di beneficienza, in cui, tuttavia, vanno salvaguardati equilibri interni alla magistratura: "Luca liberami di De Raho perché succede un casino con Gratteri al quale avevo detto che non sarebbe venuto" scrive Dominijanni a Palamara con riferimento a un match a San Luca.

Ma non si parla solo di magistratura. Dominijanni, infatti, chiede anche una "raccomandazione" sanitaria per la madre. Nel maggio 2019, pochi giorni prima che scoppiasse lo scandalo, l'attuale aggiunto reggino scrive a Palamara: "Luca scusa l'orario conosci qualcuno al San Giovanni mia madre che sta a Roma si è rotta la caviglia e sta lì". Come il mister Wolf di Pulp Fiction, Palamara si attiva subito e inizia a fornire dettagli all'amico magistrato, che incalza: "Luca mia mamma sta ancora al San Giovanni l'hanno messa in reparto ma è da ieri che aspetta la visita ortopedica puoi fare qualcosa? Scusa". Da ieri, non da sei mesi. Per una caviglia rotta, non per un infarto. Ma Dominijanni insiste e Palamara risolve la questione o almeno questo è ciò che sembra dalle chat: "Ho parlato ora con tua mamma, me l'ha passata il medico".

Con Bombardieri e Dominijanni, Palamara dimostra di avere grande confidenza. Nelle chat si passa da questioni relative alle dinamiche giudiziarie a sfottò sul calcetto, agli apprezzamenti su una nota preside di Reggio Calabria, evidentemente giudicata molto avvenente. Un misto di potere e cameratismo che avrebbe avuto il territorio d'origine come centro nevralgico.

DINO PETRALIA

Insomma, Reggio Calabria e la Calabria erano nel cuore di Palamara. Lo scandalo giudiziario che sta facendo parlare l'Italia ha radici molto forti sul territorio. Assai presente nelle conversazioni è, per esempio, l'ex procuratore generale Dino Petralia, oggi nominato a capo del DAP, dopo la bufera che ha investito il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e il vertice da lui nominato, Francesco Basentini.

In realtà, Petralia, già dalla nomina in riva allo Stretto avrebbe di fatto mostrato la propria volontà di rimanere in carica il meno possibile, mirando ad altri incarichi. Agli albori dello scandalo Palamara appartengono le captazioni ottenute dal trojan installato sul telefono del magistrato in cui si faceva riferimento a Petralia e alla sua ambizione di diventare procuratore di Torino. Un coinvolgimento che spinse il magistrato, voglioso di non infangare la sua immagine di baluardo antimafia, a ritirare la domanda. Tuttavia, le interlocuzioni di Petralia con Palamara sono continue: segnala, per esempio, un magistrato per un posto a Marsala. Salvo poi inviare, a scandalo scoppiato, questo lungo messaggio a Palamara: "Scusa Luca se mi permetto un piccolo sfogo: molti colleghi spontaneamente mi fanno le "condoglianze" chiedendomi stupefatti del prevedibile (a quanto pare) esito del concorso per Torino. Dunque devo dedurre che nonostante titoli oggettivi che nessun altro possiede e che, come tu sai, non sono medagliette ma frutto di fatica, passione e impegno (10 anni di procuratore capo, 4 di aggiunto a PA, 2 di procuratore generale, CSM e tanto altro) verrei serenamente pretermesso per logiche "antiche" che pure questo CSM sosteneva di avere abbandonato".

TOMMASINA COTRONEO

In tanti avevano interlocuzioni. Talvolta irrilevanti – il pm antimafia Stefano Musolino, per esempio, parla di partite di calcetto anche se usa il termine "comandante" – ma altre assai più significative.

Rapporto strettissimo, quello con il giudice reggino Tommasina Cotroneo. La donna chiama Palamara "orsetto", "orsacchiotto" o "pupazzo" e, più volte, gli scrive "ti adoro". Lo scambio di messaggi è fitto. Addirittura, Cotroneo scrive a Palamara: "Ricorda una cosa: io senza te non sono niente". E, ancora: "Io per te mi farei uccidere". E, ovviamente, si parla di posti da occupare: "Ascoltami bene. C'è il posto di presidente sezione palmi penale per il quale concorrono solo due persone: Petrone, Md (Magistratura democratica, ndr), e Bandiera, simpatizzante verdi. Gerardis (presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria, ndr) e i suoi fedeli vorrebbero Gea (Bandiera, ndr). Md vuole Petrone. Io voglio quest'ultimo. Il suo profilo è eccellente è magistrato superiore alla media di moltissimo oltre che persona a me cara. Non prendere impegni con Campagna e simili".

Cotroneo interpella Palamara anche circa le polemiche scaturite da alcune sue parentele, che, queste le sue paure, ne avrebbero potuto bloccare il percorso all'interno della magistratura: "Luca ricorda che la questione della incompatibilità ambientale è stata archiviata dal CSM ed in allora Gerardis ha scritto una nota sulla mia integrità morale e sul fatto che mai ho creato problemi all'ufficio. Ricorda anche che ho fatto tutte le cosche di 'ndrangheta e tutti i più grossi processi di mafia. 13 anni al riesame 5 al Gup distrettuale e 4 in corte anche presiedendo maxi. Non si tratta di prossimi congiunti peraltro ma cugini con cui non ho rapporti da 20 anni". Pesanti i commenti che Cotroneo fa sulla collega Kate Tassone, ma anche diversi i riferimenti a Olga Tarzia e alla componente di Area (quella considerata più di sinistra): "Petralia mi ha convocata per avvertirmi che ha comunicato al CSM perché doveva la vicenda sull'altro mio cugino, il secondo di cui ti avevo parlato. Dicendomi che incontestabile la mia condotta era la seconda vicenda di parentela che doveva comunicare". Fatti vecchi, dice Cotroneo. Già comunicati e già superati, a suo dire. Il nocciolo della questione è la nomina a presidente di Sezione. Diversi gli sfoghi di Tommasina Cotroneo, che rivendica il proprio lavoro e minimizza capacità e impegno degli altri: "Vedi che Petralia è un vigliacco e se sente fiuto di CSM, mente Gerardis è vigliacco e ipocrita". Il giudice usa parole molto offensive nei confronti dell'allora procuratore facente funzioni Gaetano Paci. "Ci temono, ma non hanno fatto bene i conti" scrive Palamara, il quale si immedesima nel cavaliere che salva la principessa dalle grinfie dei maligni: "Questa volta gli faccio male te lo prometto". E, ancora, "guai a chi ti tocca". Tra un "tesoro" e l'altro, alla fine Palamara scrive "Strada spianata".

Un happy ending come nelle favole con gli orsetti.

CONCETTINA EPIFANIO, GEA BANDIERA, FRANCESCO PETRONE E PIERO VIOLA

La logica sembra essere sempre e comunque quella di occupare spazi. Proprio a Tommasina Cotroneo, Palamara comunica la nomina di Giovanni Bombardieri a capo della Procura di Reggio Calabria: "Ora le bandierine sono piazzate" scrive l'ex consigliere del Csm alla collega, che accoglie positivamente il successo.

Grande bagarre per i posti a Palmi.

Su tutti, quello della presidente, Concettina Epifanio. L'attuale presidente del Tribunale di Palmi si pone in maniera deferente nei confronti di Palamara, chiedendo più volte di poterlo incontrare o, comunque, di potergli parlare, di chiedergli consigli. In un messaggio scrive testualmente: "Mi fai la carità di ricevermi?". Finalmente i due sarebbero riusciti a vedersi a Roma, dove Epifanio avrebbe consegnato a Palamara non meglio precisate "carte". Da qui partirebbe poi il pressing per sapere cosa l'uomo forte del Csm ne pensasse. Il tempo passa ed Epifanio chiede apertamente aiuto e sostegno per avere la nomina a Palmi.

Nomina che, arriverà.

Ma Epifanio non molla e si rivolge a Palamara anche quando una delle concorrenti, Olga Tarzia, farà ricorso contro la nomina a presidente del Tribunale di Palmi: "Devi contrastarla anche tu subito" scrive Palamara. Un appoggio che Epifanio non dimentica con decine di messaggi di gratitudine e un eloquente "Non mollare!" il 29 maggio 2019, a scandalo pienamente in corso.

Originario di Santa Cristina, Palamara dimostra di interessarsi molto per i giudici di Palmi. Proprio a Epifanio comunica le nomine dei magistrati Piero Viola, Gea Bandiera e Francesco Petrone. E tutti scriveranno al ras del CSM: "Ciao Luca, sono Gea. Volevo ringraziarti per Palmi. Sono contenta e penso di fare un buon lavoro. Ci tenevo a dirtelo perché ricordo con grande piacere il periodo in cui abbiamo lavorato insieme (quando eravamo giovani per intenderci e la serenità di quegli anni! Grazie ancora" scrive Bandiera. "Caro Presidente, ciao sono Francesco Petrone, volevo ringraziarti per l'appoggio dato alla mia candidatura sul posto di Palmi. In attesa di farlo di persona" messaggio del 20 giugno 2018. E, infine: "Luca buongiorno. Non ti ho telefonato perché già in troppi ti rompono le palle. Ci tengo, però, a dirti che ovviamente ti sono grato per l'appoggio e l'attenzione che mi hai e ci hai garantito. A presto. Piero Viola".

NATINA PRATTICO'

Insomma, tutti, prima o dopo, scrivono a Palamara per chiedere o per ringraziare rispetto a una nomina. Un reuccio del Csm, che da questo tipo di rapporti, correntizi e personali, avrebbe alimentato il proprio senso del potere.

Perché il potere non è solo quello che si esercita, ma anche quello che viene riconosciuto.

Attualmente presidente del Tribunale di Castrovillari, anche Natina Pratticò chiede sostegno a Palamara: "Ricordati di me" scrive il 18 aprile 2018. Pratticò viene anche di fatto convocata a Roma per interloquire con altri soggetti in seno al Consiglio Superiore della Magistratura. In ballo, infatti, c'è proprio la nomina a capo del Tribunale di Castrovillari, che il magistrato reggino otterrà: "Buongiorno Natina dovremmo avere sbloccato tutto se riesci fai quella telefonata ci sentiamo dopo baci" scrive Palamara il 24 maggio 2018. Un'ora dopo, ancora Palamara: "Votata! Unanime". Dopo i ringraziamenti di rito, Pratticò scrive nei giorni successivi: "Ciao Luca. Solo x informarti che Massimo Lento mi ha fatto ricorso. Non so se è politicamente corretto ma spero di conoscerti abbastanza per pensare di poterti chiedere di "vigilare" su chi scriverà la comparsa di costituzione x il CSM in modo che sia netta la difesa della legittimità della delibera in mio favore. Il collega Lento scrive parecchie "stupidaggini" su presunte omissioni sul suo profilo (tutte o inesistenti come l'omessa valutazione delle sue competenze informatiche, assai, per contro, esaltate, sic!, o irrilevanti, come un errore sulle sue competenze ordinamentali nel complesso nettamente ciononostante inferiori alle mie). Io da parte mia ovviamente mi costituisco esaltando ancora di più la vasta esperienza in ogni settore. Scusami se mi sono permessa, ma mi sembrava giusto informarti. Baci e a presto. Qui sto già lavorando sodo". La risposta di Palamara: "Carissima Natina stai assolutamente tranquilla tutto sotto controllo normale routine baci a presto"

Anche in questo caso, tutto è bene quel che finisce bene.

FRANCESCO MOLLACE

Il telefono di Palamara è sempre in ebollizione. A cercarlo – e molto – il sostituto procuratore generale di Roma, Francesco Mollace, per anni a Reggio Calabria e poi trasferitosi dopo essere stato sfiorato dalle vicende relative alla cosca Lo Giudice.

I due si scrivono più volte per auguri e per fissare alcuni incontri. Nelle chat è solo possibile leggere che Mollace informa Palamara delle sue audizioni in Consiglio superiore della magistratura per le cicliche valutazioni di professionalità previste dall'ordinamento. E, però, chissà a chi si riferiscono i due quando Palamara, parlando di altre vicende, scrive: "Come sai nemici sono molto agguerriti" e Mollace replica: "Hanno perso l'arsenale però. Teniamo duro, come disse Rocco Siffredi a Berlusconi" conclude Mollace.

GIUSEPPE LOMBARDO

In tutti i casi, si tratta di conversazioni senza alcuna rilevanza penale. Ma che fotografano un contesto, quello della magistratura reggina e calabrese, pienamente coerente con il potere dimostrato da Palamara.

Agli atti esiste anche una chat con il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo: "Caro Luca, mi dicono che guiderai la Quinta Commissione. Ti auguro buon lavoro e ti abbraccio forte". La Quinta Commissione è tra le più importanti, perché proprio quella che decide sugli incarichi direttivi e semidirettivi da affidare ai magistrati. All'inizio, quindi, di un importante percorso, Lombardo tiene a far avere a Palamara i suoi complimenti.

In mezzo, un rapporto abbastanza confidenziale, in cui si parla di incontri e di partite a calcetto. Fino al messaggio che Lombardo scrive il 29 maggio 2019. Non una data di poco conto: in quel periodo, infatti, lo scandalo è già scoppiato e Palamara è indagato per il grave reato di corruzione. Due giorni dopo, il 31 maggio, sarà sentito per la prima volta dagli inquirenti. Ma Lombardo, che spesso, giustamente, ha chiesto ai cittadini di prendere posizione a fronte di soggetti indagati per reati gravi, non esita a dare la sua solidarietà al presunto corrotto Palamara, assurto alle cronache per le presunte brighe ai danni del gruppo facente capo al procuratore Giuseppe Pignatone: "Grazie carissimo Peppe mi dai un forte sollievo poi mi farà piacere fare una bella chiacchierata con te perché avevi visto lungo su tante cose". Non è dato sapere quali fossero le cose su cui Peppe Lombardo avrebbe visto lungo.

Forse qualcosa detto nei vari incontri programmati e avvenuti. Del resto, il rapporto sembra essere ben oltre la cordialità: "Oggi conclude il suo lavoro un grande Csm" scrive in un messaggio Lombardo.

Quel Csm di Palamara è quello che lo ha nominato procuratore aggiunto di Reggio Calabria.

 

1 - Continua