[FOTOGALLERY] Fiumare-discariche: il disastro ambientale nella Locride che è sotto gli occhi di tutti

fiumara4di Mariateresa Ripolo - A cosa pensiamo esattamente quando sentiamo o pronunciamo la parola "fiumara"?

Sempre più spesso, anzi ormai nella totalità dei casi, il termine "fiumara" viene utilizzato con tono dispregiativo. Ci ha pensato l'"ingegno" umano a trasformare quelli che in realtà sono siti naturali che caratterizzano il paesaggio dell'estremo sud, Calabria e Sicilia in particolar modo, in luoghi dove regna caos e abusivismo.

Le fiumare più importanti sono presenti proprio in Calabria, una delle più ampie è la fiumara Amendolea, in provincia di Reggio Calabria. Soltanto nella Locride ce ne sono ben 16 che ricoprono 1/3 dell'intera area. Se su ognuna di esse si depositano sistematicamente sostanze e materiali altamente inquinanti, il risultato a livello ambientale può essere disastroso.

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Sì, perché le fiumare in Calabria sono sostanzialmente discariche a cielo aperto dove si può trovare di tutto: dalla "comune" spazzatura raccolta in enormi sacchi di plastica, a materiali ingombranti che richiederebbero altrimenti procedure di smaltimento più dispendiose in termini di tempo: materassi, mobili di ogni genere, elettrodomestici. Non mancano, però, quei materiali che destano maggiore preoccupazione: plastica, pneumatici, lastre di copertura in eternit.

Di segnalazioni sulle criticità di alcuni torrenti e corsi d'acqua ne arrivano diverse, soprattutto da parte di associazioni ambientaliste, una di queste è rappresentata dal movimento ambientalista "Movimundi" che insieme ad Arturo Rocca, presidente dell'Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, periodicamente si occupa proprio di monitorare la situazione di un fenomeno che ha toccato livelli davvero preoccupanti. Nel 2015 veniva segnalato agli organi competenti un'anomalia nei pressi della fiumara Careri, «Uno scarico copioso la cui provenienza – si legge nella nota – non è individuabile in quanto occultata da un fitto canneto, che riversa nella fiumara Careri sostanze che si presume siano inquinanti perché il colore delle acque risulta modificato ed emanano pessimo odore». Oppure in una segnalazione del 2016 viene fatto presente che nei pressi del torrente Novito si trovano materiali quali «plastica, pneumatici e vetri rotti in quantità e tantissime lastre di copertura in eternit», ma non solo, si registrava anche la presenza di «uno scarico di acque reflue urbane». E ancora, in un altro comunicato viene fatto presente che nei pressi della fiumara Gerace si registrava la presenza di «fusti metallici della capacità di 200 litri che sono stati scaricati proprio a 10 metri dal corso della fiumara» con a pochi metri di distanza «un pozzo per la captazione dell'acqua potabile». Ma non solo, anche cumuli di eternit, vetri e calcinacci. Nell'area dello Stretto di Messina alcuni ricercatori sono stati in grado di individuare, attraverso appositi strumenti, la presenza di 4.000 oggetti su una zona lineare di 6.420 metri, in ben quattro punti, due di fronte a Reggio Calabria e due sul versante siciliano. Si tratta per più del 52% di oggetti in plastica morbida, il 26,1% in plastica rigida. Il resto è composto da metalli, vetro, materiali edili, legno e vestiti.

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La situazione non cambia in altri siti, in prossimità di tutte le fiumare, nei punti raggiungibili con auto e camion, dove chiunque può scaricare indisturbato qualsiasi cosa.

Ma quali sono le conseguenze di tanta incuria? C'è da dire che molto spesso il pericolo non si riversa soltanto sul piano strettamente ambientale a livello di inquinamento. Infatti, essendo per la maggior parte del tempo asciutto, il letto quasi nascosto di certi corsi d'acqua può diventare terreno fertile per la costruzione di edifici abusivi. Fare un errore del genere, costruendo abusivamente lungo gli argini di un corso d'acqua, può costare in termini di vite umane. La natura, infatti, prima o poi fa il suo corso e anche a distanza di diversi anni un torrente può riprendere il proprio spazio a seguito di abbondanti piogge.

Dal punto di vista ambientale la situazione è altresì a dir poco allarmante. Tutto il materiale e le sostanze inquinanti che vengono riversate sui letti delle fiumare finiscono irrimediabilmente nelle acque dei nostri mari. Da qui inizia una catena infinita di conseguenze che provoca come risultato finale gravi ripercussioni sulla nostra salute.

«La plastica e le microplastiche sono la prima causa di inquinamento del nostro Pianeta, si tratta di sostanze che vanno a finire nei nostri mari e di conseguenza negli animali marini che li popolano», ci ha spiegato Emilio Sperone, professore presso il dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra all'Università della Calabria, «La situazione non è delle migliori, il problema è incentivato dal fatto che c'è una scarsa attenzione verso il rispetto dell'ambiente. I margini per riprenderci ci sono, ma c'è bisogno di maggiore sensibilizzazione».

Purtroppo fino ad oggi «Non c'è stato alcun riscontro da parte delle autorità», ha dichiarato il presidente dell'Osservatorio Ambientale Arturo Rocca che, però, ha in mente un progetto ben preciso per la riqualifica di luoghi che non solo sono in uno stato di completo abbandono, ma che rappresentano un motivo di forte preoccupazione per l'ambiente e per la salute dell'uomo: "L'idea sarebbe di coinvolgere tutti i soggetti istituzionali su un progetto di sistemazione degli alvei e delle pianure latistanti. Le fiumare possono essere ciò che dà connotazione alla Locride. Da qui partire per valorizzarle e tentare una serie d'interventi che attirino la gente a frequentarle perché rappresentano una fonte di biodiversità e possono diventare anche fonte di reddito con iniziative imprenditoriali sia agricole che turistiche. Io faccio molte attività sportive sulle fiumare e le persone ne escono entusiaste."

L'obiettivo sarebbe, innanzitutto, quello di monitorare le attività che vengono svolte in prossimità delle fiumare attraverso un sistema di videosorveglianza teso all'individuazione di quei soggetti che indisturbatamente inquinano, in secondo luogo sarebbe necessaria un'opera di bonifica dei siti e l'attuazione di un progetto per la valorizzazione di territori che ad oggi rappresentano delle vere e proprie bombe ecologiche pronte ad esplodere da un momento all'altro.