Sospetti di Stato: la lettera di Vestito a Minniti rimasta senza risposta

marina di gioiosa comunedi Enzo Vinni Romeo - E' appassionata la lettera che il sindaco di Marina di Gioiosa Jonica, amministrazione sciolta mercoledì sera per mafia, ha scritto non più tardi di 22 giorni fa al ministro degli Interni, Marco Minniti.
Appassionata, ancorché rispettosa del ruolo del responsabile del Viminale. Vestito, che all'indomani dello scioglimento deciso dal governo, in sede di conferenza stampa non ha risparmiato critiche all'uomo di governo reggino, nella missiva di 22 giorni fa mantiene, non potrebbe essere diversamente del resto, uno stile politicamente corretto.


E' una vera e propria memoria difensiva quella dell'ormai ex sindaco, forse perché rimasto molto sorpreso dall'arrivo della commissione d'accesso.


E al ministro Minniti, "uomo del Sud, uomo di questa terra di Calabria", il professionista spiega che " la necessità di queste deduzioni alla S.V scaturisce, come è noto, dalla decisione operata dal prefetto di Reggio Calabria, su conforme parere del Comitato Provinciale per L'Ordine e la Sicurezza Pubblica e autorizzazione della S.V. di inviare presso il mio ente una commissione d'accesso, con l'incarico di compiere accertamenti mirati allo scopo di verificare eventuali concreti univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori".

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Un sospetto forte, il cui peso Vestito vuole scrollarsi di dosso. Lo fa chiarendo, dal suo punto di vista, la vita amministrativa praticata, sottolineando comportamenti e azioni di assoluta legalità, ricordando i tavoli di confronto avviati dall'esecutivo da lui guidato o ai quali lo stesso ha partecipato, dopo avere aderito convintamente e senza ritrosie.


E' un Vestito che dimostra di avere piena contezza di parlare con un Ministro della Repubblica e nell'affermare la bontà del suo lavoro utilizza i toni che si devono ad un organo sovraordinato. Tuttavia, le sottolineature non mancano, le riflessioni e i chiarimenti su determinati passaggi sono fermi.


E' così, quando chiarisce, ad esempio, che il suo arrivo è stato un momento di ricrescita, soprattutto perché, mentre i partiti "si nebulizzavano, la società civile iniziativa faticosamente ad organizzarsi".
Quella società civile che sarà in grado nel 2013 di dare luce a due raggruppamenti civici, i quali si impegneranno, dopo un lungo percorso di formazione, a garantire un nuovo assetto di governo locale, chiamando alla candidatura proprio il giovane e stimato professionista.
Vestito ha un pedigree di assoluto livello. Brillanti studi, brillante lavoratore, uomo impegnato nei movimenti antimafia, tanto dedito da diventare vice presidente nazionale di Avviso Pubblico, un braccio operativo in chiave antimafia dell'associazione Libera.


Insomma una figura al di sopra di ogni sospetto, oggi offuscata da un provvedimento pesantissimo.
Decisione, che Vestito non manda giù e il cui effetto, ovviamente non positivo, sembra essere previsto proprio nelle deduzioni che il politico scrive nero su bianco e invia al Viminale, C'è un passaggio, letteralmente semplice, ma che sembra essere quasi un karma: "Abbiamo lavorato sodo,a costo di sacrifici enormi e senza guardare in faccia nessuno".


Deduzioni, ribadiamo,che contengono un elenco, quasi ossessivo, delle cose fatte, che non possono, nella logica del sindaco, non confermare la sua assoluta distanza da interessi e contesti mafiosi.
Non è un caso se nella prima parte della su nota , il sindaco ricorda che nel luglio del 2015 è la sua amministrazione ad organizzare con il vice ministro degli interni, Filippo Bubbico, un convegno sullo scioglimento dei comuni. Scrive il sindaco che in quell'occasione ebbe a dire che forse era arrivato il momento che le amministrazioni fossero accompagnate nella loro azione da una forma di tutela: "Fummo noi, fu questa Amministrazione Comunale a spingere, affinché, con il concorso delle prefetture del Formez,della Funzione pubblica, delle Università, si giungesse a realizzare un percorso di sostegno nei confronti degli Enti Locali, che sostituisce un sentimento di pregiudizio che, è innegabile, purtroppo serpeggia a più livelli istituzionali".


Vestito ricorda che i primi atti si sono concentrati sulle traballanti finanze del Comune. Sottolinea che le "casse dell'ente erano praticamente vuote...che si è lavorato sodo,senza guardare in faccia nessun, riuscendo in due anni a portare le percentuali di riscossione a quasi il 50 per cento".
Ribadisce il dirigente politico che sin dalla sua nascita l'amministrazione comunale da lui guidata si è data obiettivi precisi. Elenca accertamenti per oltre quattro milioni di euro, il contrasto all'evasione del canone e ai furti di acqua, le regole certe in materia di circolazione stradale, il regolamento in materia di occupazione di spazi pubblici, la ripresa, "dopo anni di oblio" di 163 pratiche di condoni edilizi, la spesa del personale, "oggi al di sotto dei limiti di legge", il riconoscimento di centinaia di debiti fuori bilancio ereditati, la riduzione del contenzioso, la riduzione della bolletta energetica, la fermezza nella gestione del depuratore comunale, senza fare sconti alla ditta appaltatrice, l'annullamento del bando per la raccolta differenziata( ("scelta coraggiosa, che ci è costata tante pressioni"), la chiusura di partite debitorie pesanti, l'impegno profuso per la realizzazione della nuova caserma dei carabinieri. E l'elenco continua con voci ancora più importanti come l'attivazione di un ufficio di prevenzione e repressione dell'abusivismo edilizio ( a tale proposito il sindaco elenca le costituzioni di parte civile nei diversi procedimenti penali). Ma, forse, proprio in materia di abusivismo, qualche crepa sembra possa essere individuata.
Insomma, a Marina di Gioiosa si vocifera con insistenza che gli organi preposti ( la parte politica, quella amministrativa? si vedrà'), se sarà confermato, in alcuni casi non avrebbero compiuto tempestivamente controlli.
C'è il caso di un'area in cui insiste un'azienda. Ebbene due particelle di quell'area, che si troverebbe in una zona periferica di Marina di Gioiosa Jonica, non potevano esser più utilizzate essendo stato confiscate dalla procura della Repubblica di Locri e dall'Agenzia dei Beni Confiscati.
Non solo una terza particella, sulla quale il titolare dell'azienda, considerato vicino ad una famiglia di 'ndrangheta, ha realizzato un deposito, era ed è sottoposta a diversi vincoli, dei quali non si sarebbe tenuto conto tempestivamente, come il caso avrebbe richiesto. Il sistema di controllo del comune, per colpa, dolo o pura casualità, non sarebbe stato efficiente. Sembra pure che le attività imprenditoriali di cui abbiamo scritto siano state proseguite qualche mese dopo la notifica del provvedimento di confisca, che risalirebbe all'aprile scorso.


Questa e altre situazioni potrebbero avere alimentato sospetti, fatto attivare il monitoraggio della prefettura di Reggio, fino a ritenere validi i motivi che hanno portato all'invio della commissione di accesso e mercoledì scorso allo scioglimento del consiglio comunale di Marina di Gioiosa.
Potrebbe essere proprio questa realtà non del tutto emersa e ancora da chiarire, almeno giornalisticamente, ad indurre il ministro Minniti a non dare riscontro alle 26 pagine di deduzione di Domenico Vestito?


Questo è un quesito al quale si potrà certamente dare risposta.