"Marcello Cammera e Paolo Romeo al centro di sistema corruttivo all'interno del Comune di Reggio Calabria"

cammeramarcellogiovane 500di Angela Panzera - "Marcello Cammera e Paolo Romeo erano al centro di un sistema corruttivo presente all'interno del Comune di Reggio Calabria". È il tenente Giovan Battista Marino, comandante della seconda sezione del Roni, il reparto operativo nucleo informativo del comando provinciale dei Carabinieri reggino, a illustrare al Tribunale presieduto da Silvia Capone le risultanze investigative che porteranno all'arresto dell' ex dirigente del settore "Lavori Pubblici" di Palazzo San Giorgio nell'ambito dell'inchiesta "Reghion" condotta dal pm antimafia Stefano Musolino. E proprio rispondendo alle domande del pm Musolino, il tenente Marino ha snocciolato in aula gli elementi di indagine che porteranno la Dda, guidata da Federico Cafiero De Raho, a formulare l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, e altri reati aggravati, per il super dirigente comunale attualmente alla sbarra nel maxiprocesso "Gotha" che vede la masso-'ndrangheta imputata in Tribunale. Secondo l'accusa infatti, l'architetto Cammera sarebbe stato un uomo dell'avvocato Paolo Romeo, considerato a capo della cupola massonica della 'ndrangheta; non è infatti un caso che la posizione di Cammera (con riferimento ad alcune specifiche condotte) è stata stralciata dal procedimento originario, "Reghion", e riunificata nel processo "Gotha", attualmente in corso di celebrazione presso l'aula bunker di Viale Calabria. "Attorno al duo Romeo-Cammera- ha riferito il tenente Marino- ruotavano una serie di figure, quali imprenditori, giornalisti e professionisti vari, tutti funzionali a questo sistema".

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"Cammera attuava un meccanismo che noi- ha continuato Marino- abbiamo definito come quello del «treno in corsa»", simbolo- per l'accusa- dello strapotere che l'onnipotente dirigente del settore dei lavori pubblici godeva da tempo al Comune. " L'architetto preordinava la realizzazione di determinate opere, funzionali poi a questo sistema, e poi per giustificarsi con chi dettava l'indirizzo politico dell'Ente paventava la possibilità della perdita dei vari finanziamenti stanziati. In questo modo l'amministrazione comunale di appiattiva totalmente alle sue scelte per paura di perdere i finanziamenti. E ciò avvenne per la riqualificazione del Corso Garibalidi, per l'appalto dell'eliofototecnica, anche per i recenti lavori che hanno riguardato questa aula bunker".

Ma è la vicenda che ha interessato i lavori, e il successivo sequestro, di una parte del Corso Garibaldi reggino, ad essere la vicenda "cardine" del sistema messo in piedi dal duo Cammera-Romeo. Una vicenda che si interseca con quella relativa alla volontà dello spostamento dei dirigenti comunali manifestata dall'ex assessore al ramo Angela Marciano la quale era "rea" di voler attuare quanto impartito dalle direttive della commissione d'accesso a Palazzo San Giorgio intervenuta subito dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell'ente reggino. L'assessore ai lavori pubblici Angela Marcianò era infatti, tra le più fiere oppositrici di Marcello Cammera, e visto l'epilogo dell'inchiesta "Reghion" non ne aveva tutti i torti. Intercettando per mesi e mesi il dirigente comunale gli inquirenti hanno appuntato e appurato tutto l'astio che Cammera nutriva nei confronti dell'assessore, recentemente defenestrata dal sindaco Falcomatà. La stessa che aveva "osato" architettare, stando alle loro parole, lo spostamento di settore. Angela Marcianò andava punita, andava "uccisa" sulla stampa. E ieri il tenente Marino ha narrato proprio l'episodio relativo agli articoli di stampa, pubblicati sul quotidiano "Il Garantista"- diretto da Piero Sansonetti ed edito da Andreea Cuzzocrea, ex presidnete di Confindustria reggina, che vedranno il coinvolgimento della giornalista Teresa Munari, imputata anche lei con l'accusa di far parte dell'associazione segreta.

"C'era stato il sequestro del corso Garibaldi- ha dichiarato il tenente Marino- e Cammera viene contattato dalla giornalista, e sua amica Teresa Munari. Questo articolo si interseca con la vicenda della rotazione dei dirigenti proposta dall'assessore Marcianò". Per la Dda la giornalista Teresa Munari «interveniva "a gamba tesa" nella predetta dinamica, pubblicando su "Il Garantista" un articolo a firma "Giacomo Losi", assai polemico nei confronti dell'ex assessore. Non solo, ma quando il Cammera era denunciato penalmente, in ordine alle modalità attraverso le quali si stavano eseguendo i lavori di riposizionamento del basolato, lungo il Corso Garibaldi, in violazione delle prescrizioni impartite dalla locale Soprintendenza dei Beni Culturali, la giornalista, sempre secondo le carte dell'accusa coadiuvata, si produceva in un'intervista al Cammera, funzionale a tutelarne la posizione e consentirgli, anzi di contrattaccare. Anzi, seguendo un clichè tipico di Paolo Romeo, progettando denunce o altre azioni giudiziarie da parte del Cammera, al fine di "bilanciare" e, così, anestetizzare gli effetti di quella avente per oggetto la sua attività».

La Dda, così come ieri è stato mostrato in aula, ha parlato nell'inchiesta "Reghion" di veri e propri «nuovi interventi a mezzo stampa della Munari in favore di Cammera, sempre mediati dal Paolo Romeo e concordati con quest'ultimo». L'articolo infatti, verrà pubblicato e la Munari intercettata al telefono con Cammera commenterà cosi: "Ma l'hai letto il mio pezzo sull'assessora?" "Maria l'ho ammazzata, l'ho ammazzata...". Per gli inquirenti la Munari la riteneva una "nemica" del dirigente poiché sarebbe stata una delle artefici del progetto di rotazione dei dirigenti all'interno del comune di Reggio Calabria. Sarebbe stato quindi messo in piedi un «disegno preciso, questi (Munari, Cammera e Romeo ndr) infatti attaccavano gli oppositori di Cammera e ne difendevano la posizione mediatica attraverso manovre studiate tra loro "a tavolino"». Sempre intercettato Cammera dirà alla Munari che «a breve le avrebbe fornito una motivazione per attaccare nuovamente l'assessore Marcianò, in quanto quella mattina i Carabinieri avevano sequestrato il cantiere che stava realizzando i lavori sul Corso Garibaldi. Cammera: "Va bene ora ti sto offrendo un'altra occasione "m'ammazzi" (perché tu possa ammazzarla ndr) un'altra volta..." "Hanno sequestrato il cantiere del Corso" "Si, si ieri l'hanno sequestrato i Carabinieri..." "...si, no..., allora l'hanno sequestrato a seguito di una denuncia fatta dalla soprintendenza...".

Intercettazioni queste su cui il Tribunale reggino, presieduto da Silvia Capone, ha predisposto una perizia trascrittive e su cui oggi il tenente Marino continuerà a riferire in aula essendo uno dei principali investigatori che ha preso parte all'inchiesta la quale poi confluirà nel maxi- processo "Gotha" dove politica, mafia e massoneria sono ancora una voltai insieme, adesso però a processo.