'Ndrangheta, Cosa Nostra, servizi segreti e massoneria: dalle spinte autonomiste alla scommessa su Forza Italia

forzaitaliabandiera 500di Claudio Cordova - L'indagine "Ndrangheta stragista", oltre a ricostruire gli attentati ai carabinieri sul suolo calabrese, ricostruisce le premesse criminali e politiche della stagione stragista, ma anche idee e liste autonomiste e leghiste.

Apporto rilevante al costrutto accusatorio, proviene dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Tullio Cannella. A suo tempo particolarmente legato a uno dei grandi capi di Cosa Nostra, il corleonese Leoluca Bagarella, cognato e massimo uomo di fiducia di Salvatore Riina, di cui, Cannella, proprio durante il periodo stragista, per un lungo periodo, garantì la latitanza. In primo luogo Cannella sapeva, per averle vissute in prima persona, delle sinergie puramente criminali fra i Graviano e la 'Ndrangheta. In secondo luogo Cannella (all'epoca insospettabile imprenditore) fu uno degli animatori e presentatori, nel 1993/94, di una movimento leghista meridionale (poi divenuto anche lista elettorale) denominata "Sicilia Libera" che era la continuatrice di analogo movimento, che, in Sicilia – fra il 1990 ed 1992 - e nel resto del paese era rappresentato dalla "Lega Meridionale" ispirata, da Licio Gelli, movimento cui, pure, Cosa Nostra aveva aderito in uno con le altre mafie.

Del resto la presenza e l'influenza, anche indiretta, sulle dinamiche criminali calabresi del Maestro Venerabile Licio Gelli, veniva evocata da diverse fonti di prova : «la stanza dei bottoni che comanda sulla 'ndrangheta militare, è quella di cui facevano parte l'Avv. DE STEFANO, Paolo ROMEO e l'on. LIGATO, ucciso per indebolire proprio i DE STEFANO: tale sistema è necessario anche al fine di controllare gli esponenti politici compiacenti. Tanto l'Avv. Paolo ROMEO che l'Avv. Giorgio DE STEFANO[1] facevano parte della P2 di Licio GELLI che spesso si recava a Reggio Calabria: ciò mi è stato detto da Nino Lo GIUDICE e Peppe RELIQUATO». Quanto sopra veniva dichiarato dal collaboratore Consolato Villani, nel contesto delle sue propalazioni su Lodovico, che sarebbe stato «ucciso per indebolire proprio i DE STEFANO» e che faceva parte della «stanza dei bottoni che comanda sulla 'ndrangheta militare» insieme «all'Avv. DE STEFANO» e «Paolo ROMEO. Elementi di conferma all'appartenenza dei due legali (Romeo e De Stefano) alla «P2 di Licio GELLI» o, comunque della loro contiguità alla stessa, si traevano dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Filippo Barreca, che, nel verbale d'interrogatorio del 24.01.1995, riferiva sull'esistenza, sin dai «primi mesi dell'anno'79», di«una loggia segreta a Reggio Calabria... a cui appartenevano professionisti, rappresentanti delle istituzioni, politici e, come detto, 'ndranghetisti». Sempre il collaboratore Barreca, dichiarava che, «loggia segreta» di «Reggio Calabria» era stata costituita inizialmente da «Franco FREDA...nel contesto di quel piu' ampio progetto nazionale» al quale avevano aderito «le piu' importanti personalita' cittadine»tra cui anche «Lodovigo Ligato, l'onorevole Paolo ROMEO, l'avvocato Giorgio DE STEFANO... e taluni componenti della loggia appartenevano anche alla P/2...la loggia, peraltro, aveva stretti rapporti con la massoneria ufficiale». Continuando il collaboratore chiariva che: «Le competenze della loggia, come detto, si fondavano su una base eversiva. Ma, prevalentemente, la loggia mirava: ad assicurarsi il controllo di tutte le principali attivita' economiche, compresi gli appalti, della provincia di Reggio Calabria; il controllo delle Istituzioni a cui capo venivano collocate persone di gradimento e facilmente avvicinabili; l'aggiustamento di tutti i processi a carico di appartenenti alla struttura.

Tornando, ora, alle dinamiche politiche dell'epoca, risultava che Sicilia Libera, operava in modo coordinato con analoghi movimenti leghisti meridionali (Calabria Libera, ecc) che, come il movimento siciliano, erano sostenuti dalle organizzazioni mafiose radicate nei rispettivi territori. Ed il momento più alto di questa collaborazione interleghista benignamente accompagnata da Cosa Nostra e 'Ndrangheta fu la riunione di Lamezia Terme. Tale progetto, peraltro, proprio nei primi mesi del 1994, poco prima delle elezioni politiche che si svolsero quell'anno, venne accantonato dalle mafie, che, oramai (come evidenziato non solo da Gaspare Spatuzza ma da molti altri collaboratori quali lo stesso Tullio Cannella, Angelo Siino, Giovanni Brusca, Maurizio Avola, Salvatore Cucuzza e Giuseppe Ferro) ritenevano di avere trovato altri e più solidi accordi con la nuova formazione politica guidata da Silvio Berlusconi (che in Sicilia, per aspetti significativi, da un punto di vista organizzativo e personale aveva elementi comuni con la vecchia "Sicilia Libera").

Dunque, sotto questo aspetto, Cannella si rivelerà, non solo, fonte qualificatissima, ma, anche, depositario di specifiche informazioni dimostrative degli stretti legami che pure esistevano fra Cosa Nostra e 'Ndrangheta, sul versante del comune sostegno ai medesimi soggetti politici.

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La strategia stragista postulava, una analisi, una convinzione da parte di chi le aveva promosse ed organizzate. Che cioè le forze politiche che governavano lo Stato non erano più affidabili.

E se questa era l'analisi, meglio, il presupposto delle azioni stragiste, sempre partendo dalla ragionevole idea che chi le aveva progettate non si impegnasse, poi, su diverso fronte per raggiungere scopi opposti, deve ritenersi che, sul versante politico, gli stragisti ( o i futuri stragisti) non potessero appoggiare - facendogli conseguire una vittoria elettorale - quegli stessi politici che, in definitiva, stimavano inaffidabili, volevano mettere alle corde ed erano i destinatari ultimi del messaggio stragista.

Spatuzza ed altri collaboratori di giustizia spiegheranno che, pochi mesi prima delle elezioni del 1994, i vertici di Cosa Nostra cambiarono, quasi in corsa, cavallo, abbandonando il progetto autonomista di Sicilia Libera, poiché ritennnero di avere avuto sufficienti garanzie da un nuovo soggetto politico (che, in effetti, poi, avrebbe vinto le elezioni politiche) sicchè è a questo nuovo movimento, Forza Italia, che andò il loro appoggio. Ma questo dato non sposta, ma, anzi, conferma, i termini della questione che qui rileva, che cioè la strategia politico/elettorale di Cosa Nostra fu complementare e pienamente coerente a quella stragista che tendeva a mettere con le spalle al muro la vecchia classe politica.

Ed è di straordinario interesse ai fini della presente indagine, rilevare che, nello stesso periodo, sul fronte calabrese e, quindi, della 'Ndrangheta (ma non solo) – rompendosi una tradizione ultra quarantennale - vennero adottate scelte politico/elettorali – a partire dall'appoggio alle leghe meridionali – in piena sintonia con quelle di Cosa Nostra e, dunque , complementari e di sostegno alla strategia stragista, che aveva la sua ragion d'essere nell'attacco alla vecchia classe politica.

Insomma, se risulta dimostrato che, dopo quarant'anni di sostegno ai vecchi partiti, Cosa Nostra e 'Ndrangheta, compirono, d'improvviso, contemporaneamente ed all'unisono, non solo la scelta di abbandonare i vecchi referenti ma, anche, quella di dare sostegno ai medesimi nuovi soggetti, esclusa una involontaria e potente telepatia fra i capi dei due sodalizi, risulta evidente l'esistenza di una comune strategia di attacco e ribellione alla vecchia classe politica da parte di Cosa Nostra e 'Ndrangheta, che, sul fronte più strettamente criminale, aveva come sua logica prosecuzione l'attuazione della strategia terroristica. Strategia che, in questo quadro di complessiva concertazione ed allineamento fra le due organizzazioni criminali sulla posizione da prendere nei confronti dello Stato e della vecchia classe politica, ben difficilmente, poteva essere portata avanti in assoluta solitudine da Cosa Nostra.

Queste le dichiarazioni rese da Cannella il 17.10.2013 :

"....omissis.... ADR: circa i miei trascorsi criminali posso dire che non ho mai fatto parte come uomo d'onore di Cosa Nostra. Ero molto legato a Leoluca Bagarella sia per motivi di amicizia che per motivi di interesse nel senso che lui per me, che ero un imprenditore, era un "salvacondotto". Ho ospitato e dato appoggio a Leoluca Bagarella durante la sua latitanza durata fino al luglio del 1995. Io venni arrestato un paio di settimane dopo Bagarella. Iniziai a collaborare quasi subito, poche settimane dopo il mio arresto. La mia attività era quella di imprenditore edile e sviluppavo anche delle importanti iniziative in questo settore, fra le altre ricordo la costruzione di circa trecento villette in zona Buonfornello vicino Cefalù. Proprio nel corso di tale attività costruttiva, che ebbe inizio nel 1985, ebbi modo di entrare in contatto con Filippo, Giuseppe e Benedetto GRAVIANO, anche loro di Brancaccio come me. Avevo fino a quel momento una conoscenza superficiale dei Graviano anche se, devo dire, che furono loro a fare da tramite fra me e Leoluca Bagarella, facendomelo così conoscere nel 1993. Con riferimento alla vicenda dei villini a Cefalù, in sostanza i Graviano mi estorsero circa due miliardi e mezzo delle vecchie lire. I rapporti tra me e i Graviano potevano apparire all'esterno come di reciproca amicizia, in realtà io ero una loro vittima. A sua domanda chiarisco che sono già stato condannato per 416 bis o per concorso esterno, non ricordo, nel processo a Palermo.

ADR: con riferimento alle mie attività in ambito politico riferisco che negli anni 70 militavo nella Democrazia Cristiana ed in tale contesto ebbi a conoscere il defunto Vito Ciancimino. In seguito, tra la fine del 93 e l'inizio del 94, in ogni caso pochi mesi prima delle elezioni politiche del 94 in cui si impose Forza Italia ed anche prima delle comunali che a Palermo si tennero poco tempo prima delle Politiche di cui ho detto sopra, su richiesta di Leoluca Bagarella, fui l'organizzatore del movimento politico Sicilia Libera. Sottolineo che a Palermo fui io ad organizzare questo movimento insieme a Bagarella. Nel periodo precedente alle elezioni di cui sopra, proprio nella qualità di esponente di vertice di Sicilia Libera, partecipai alla riunione di tutte le leghe autonomistiche italiane che si tenne a Lametia Terme. Prima ancora di partecipare a tale riunione, o forse subito dopo, conobbi un esponente di rilievo della Lega Nord che era parlamentare europeo o comunque così mi fù presentato, si tratta di circostanza da verificare. Si trattava di una signora di circa 40/50 anni che conobbi in una sala di un albergo di Palermo in cui parlammo di questioni politiche e di possibili alleanze elettorali....Si da atto che alle ore 17.15 si allontana il dr. GIANNINI.... A sua domanda preciso che questa leghista non sapeva che ero referente politico di Bagarella e di Cosa Nostra. Chi invece alla fine scoprì che io rappresentavo gli interessi di Cosa Nostra in ambito politico, fù il principe Orsini. Costui in un primo momento, fù da me avvicinato per coinvongerlo nel nostro movimento politico. Non gli dissi nulla, naturalmente, dei miei collegamento con Cosa Nostra. Senonchè, quando si approssimarono le elezioni politiche del 94, gli proposi di candidarsi per noi nel collegio di Brancaccio-Ciaculli e zone limitrofe. A questo punto gli dovetti spiegare che lì l'elezione poteva essere assicurata con l'appoggio degli "amici" facendo chiaro riferimento Cosa Nostra. Il principe Orsini si impressionò e si fece da parte dicendomi che non era più interessato.

ADR venendo alla riunione di Lametia Terme cui io stesso partecipai, preciso che la stessa si tenne in un luogo che adesso non ricordo esattamente, forse era una grande sala di un albergo o un centro congressi, non so essere più preciso. Alla stessa riunione parteciparono un po' tutti gli esponenti delle leghe autonomiste. Ricordo ad esempio rappresentanti di "Basilicata Libera", "Calabria Libera", della Lega Nord e di altri movimento analoghi. Della Lega Nord era presente un certo Marchioni che all'epoca si presentò come un componente della segreteria della Lega. All'esito della riunione si decise che bisognava costituire a sud una confederazione di tutte queste leghe meridionali, il cui nome non ricordo, mi si chiede se fosse "Lega Mediterranea" ed io ricordo che era proprio questo il nome. Faccio presente, anche, che a Lametia Terme erano presenti pure esponenti di "Sicilia Libera" catanesi. In particolare per Sicilia Libera catanese era presente tale dr. Platania che come ho già riferito in altri interrogatori era vicino a Cosa Nostra catanese. In particolare Leoluca Bagarella, prima della riunione di Lametia Terme, mi mise in contatto con un emissario catanese di Sicilia Libera, di cui non ricordo il nome. Costui mi disse che a Catania il punto di riferimento del movimento era certo dr. Platania, persona vicina ad un mafioso di nome Ferlito.

ADR mi viene chiesto se a seguito di questi fatti o contestualmente agli stessi, ebbi rapporti con il defunto Vito Ciancimino. Rispondo che effettivamente ebbi ad incontrare, ma in seguito, il Ciancimino. Ciò avvenne nel corso della mia detenzione presso il carcere di Rebibbia tra luglio e Agosto del 95. Io già collaboravo con la giustizia. Ricordo che un giorno, quando le porte di legno delle celle erano aperte, rimanendo chiuse quelle di ferro, nella cella proprio di fronte alla mia vidi Vito Ciancimino. Ricordo che esclamai:" zu Vito!". Lui mi pregò di non chiamarlo così dicendomi di chiamarlo sig. Ciancimino. Mi chiedete se, come risulta da miei pregressi interrogatori ho parlato della questione delle leghe meridionali con il Ciancimino e vi dico che adesso lo ricordo. Confermo che Ciancimino allorquando io gli parlai di Sicilia Libera si mostrò al corrente di questo progetto politico. Il Ciancimino mi disse che questa Sicilia Libera gli appariva una cosa di poco conto, mentre il progetto autonomista più serio era quello ispirato da Bernardo Provenzano, quello della Lega Meridionale nella quale dovevano partecipare tutti i "nostri amici" meridionali tra cui gli amici della 'ndrangheta calabrese che erano molto influenti.Mi si rappresenta che in precedenti interrogatori ho specificato cha a detta di Ciancimino la 'ndrangheta calabrese era forte anche in virtù dei suoi rapporti con la massoneria ed i servizi segreti ed io confermo pienamente questa circostanza che ora ricordo e che all'epoca riferii immediatamente alla AG procedente avendo la memoria più fresca. Devo precisare, peraltro, che il fatto che pure dietro Sicilia Libera e comunque dietro questi progetti autonomisti ci fosse Bernardo Provenzano, io già lo avevo intuito quando con Bagarella parlavamo di organizzare sul territorio, a Palermo, Sicilia Libera . Bagarella, infatti, capitava che mi dicesse, quando sorgeva un problema relativo alla organizzazione del movimento, che doveva, prima, "parlare con un amico" e poi poteva decidere. Presumo che questo amico dovesse essere proprio Provenzano anche perché all'epoca già era stato arrestato Totò Riina e l'unico elemento di Cosa Nostra che potesse dare consigli o disposizioni a Bagarella era Provenzano.

ADR: circa i rappresentanti della "Lega Calabrese", ora mi viene in mente un nome: Di Donno o qualcosa del genere. Mi chiedete se potrebbe essere tale DONNICI e io rispondo che potrebbe essere questo il nome. Anzi penso proprio di si, mi ricordo che assai probabilmente questo DI DONNO o meglio DONNICI, aveva una carica all'interno della Regione. Non sono in grado di dire, però, se questo soggetto avesse contatti con la criminalità organizzata calabrese, certo io non mi sono presentato a lui come referente di Cosa Nostra.

DOMANDA: lei ha conosciuto il dr. Gioacchino PENNINO?

RISPOSTA: lo conoscevo fin da quando ero ragazzo. Era persona legata a Cosa Nostra ed alla massoneria come lui stesso mi disse. Era storicamente della famiglia di Brancaccio fin dai tempi di Giuseppe DI MAGGIO. In seguito naturalmente passò con i GRAVIANO. A sua domanda le dico che conoscevo anche Sebastiano LOMBARDO detto "Iano", legato ai Graviano e persona che si muoveva a suo tempo in ambienti politici democristiani quando la DC.......... Si da atto che arriva una telefonata e si sospende il verbale alle ore 17.50....... Si riprende alle ore 17.55........ "governava" a Palermo. .......

ADR: il progetto di Sicilia Libera, che era un pò la continuazione dei precedenti progetti autonomisti delle leghe meridionali, era coltivato da Cosa Nostra e voluto da Leoluca BAGARELLA poiché già da tempo mi diceva che non si fidava più dei vecchi politici, diceva che non li controllavamo più, per cui dovevamo avere dei nostri uomini che si candidavano direttamente alle diverse cariche rappresentative fossero esse in comuni, in regioni o nel parlamento nazionale. Mi chiedete se fra questa strategia politica autonomistica, se non addirittura separatista (perché era questo il punto di arrivo, se le cose fossero andate bene) e quella delle stragi del 92-93 vi fosse un collegamento. Mi si rappresenta che in pregressi interrogatori ho riferito di tale collegamento e che in particolare la costituzione dei movimenti leghisti al sud era legata anche alla strategia stragista nel senso che entrambe servivano a creare le condizioni politiche per mettere in ginocchio lo stato unitario ed arrivare in tempi rapidi ad una sostanziale autonomia del sud rispetto al nord e che l'inaffidabilità dei politici dell'epoca era anche testimoniata dal fatto che Martelli, una volta vicino a Cosa Nostra, era diventato politico nelle mani di Giovanni Falcone. Dichiaro in proposito che non sono in grado di precisare le esatte fonti da cui poteva dedursi questo progetto complessivo, probabilmente, ho messo insieme una serie di indicazioni che adesso, essendo passati venti anni, non sono in grado di ricordare. Certamente confermo di averle riferite, ma adesso non ricordo bene. Con riferimento, quindi, a queste vicende relative alle stragi, a FALCONE e a MARTELLI, preciso che si trattava di informazioni che ho riferito all'AG di Palermo sulla base di ciò che ascoltavo in ambienti mafiosi senza che ne possa in alcun modo confermare la veridicità, in particolare il riferimento a Martelli che feci a quel tempo derivava da semplici sentito dire. Dunque si tratta di fatti tutti da verificare Tutte le altre circostanze di cui ho detto sopra, che mi hanno riferito Bagarella o Ciancimino, o che ho vissuto personalmente le confermo e posso attestarne la verità con serenità.

ADR: agli inizi del 1994, o alla fine del 93, ricordo che era il periodo durante il quale stavo organizzando Sicilia Libera anche in vista della raccolta delle firme ( mi sembra per le elezioni comunali) per presentare le liste (non ricordo esattamente quando iniziai tale raccolta), Leoluca BAGARELLA mi disse che seppure dovevo continuare in questa attività politica ed organizzativa, tuttavia, nell'immediato, Cosa Nostra riteneva fosse cosa più proficua appoggiare, alle elezioni politiche, un nuovo partito che sarebbe nato a livello nazionale, più esattamente mi disse che in questo nuovo partito sarebbero stati candidati degli "amici" (ovvio che si riferisse ad amici di lui stesso e di Cosa Nostra) che l'organizzazione avrebbe appoggiato al momento delle elezioni. Mi sembra, che, in quel momento, non mi disse il nome di questa nuova formazione politica, più probabilmente, in seguito, mi disse che si trattava di Forza Italia. Mi spiegò che il progetto di Sicilia Libera doveva considerarsi un progetto a lunga scadenza e che l'importante era aver costituito il partito e presentarlo alle elezioni. In effetti diceva che poteva sempre tornare utile avere un movimento politico su cui contare al cento per cento per evitare di trovarsi un domani con politici inaffidabili come era successo in quel periodo.

ADR: prendo atto che nel corso di pregresso verbale ho riferito di un incontro avvenuto con Filippo Graviano nel corso del quale mi fece capire, rivolgendosi a me come organizzatore di Sicilia Libera, che potevo lasciar perdere perchè c'era lui che ci pensava ad avere rapporti ad alto livello con i politici e che, grazie a tali rapporti si sarebbe risolto il problema dei pentiti. Confermo le precedenti dichiarazioni rese quando avevo la memoria più fresca. Preciso che effettivamente incontravo Filippo Graviano, anche se in quel periodo era latitante, perché i Graviano continuavano a chiedermi i soldi. Ora che ricordo bene, però, mi sono venute in mente le circostanze di cui sopra in cui Graviano mi riferì dei suoi rapporti politici e dell'inutilità dei miei sforzi organizzativi per Sicilia Libera. L'incontro non avvenne perché dovevo dargli dei soldi, ma perchè Bagarella mi disse che per il tramite di Graviano potevo ottenere uno sconto all' hotel San Paolo Palace di via Messina Marina di Palermo dove avevo svolto un convegno di Sicilia Libera. Incontrai il Graviano a Palermo, non ricordo esattamente dove, per chiedergli questo intervento ed avere, così, lo sconto e lui con tono di consiglio mi disse. "ma chi te lo fa fare......" e via di seguito, facendo poi il discorso relativo ai suoi rapporti politici ad alto livello.

Si da atto che viene mostrato sul pc, per consentirne una migliore visone , priva di legenda, al collaboratore di giustizia, fascicolo fotografico composto da nr. 46 foto confezionato dai C.C. della D.N.A.( album che viene allegato all'interrogatorio ) depositato in data 7.10.2013. Il collaboratore dopo aver visionato attentamente l'album per maggiore speditezza indica le sole foto dei soggetti che ha riconosciuto: non riconosco alcuna delle persone effigiate. L'album viene allegato al presente verbale.

ADR: oltre a quanto mi riferì Ciancimino in modo piuttosto generico, null'altro posso precisare sui rapporti tra 'ndrangheta e massoneria.

ADR: nulla so dirle su eventuali rapporti tra tali movimenti autonomisti e leghisti meridionali e Stefano DELLE CHIAIE, anzi, non ho mai sentito parlare di Stefano DELLE CHIAIE....omissis"

Significativa, conferma alle propalazioni del Cannella - conferma che, fra l'altro, aveva, anch'essa il pregio di evidenziare, in modo convergente, le sinergie e la comunione d'interessi che, all'epoca, anche sul piano politico, erano riscontrabili fra Cosa Nostra e 'Ndrangheta – proveniva dal collaboratore di Giustizia Gioacchino Pennino, alto borghese palermitano, medico, che era stato, ad un tempo, legato alla massoneria e uomo d'onore della famiglia di Brancaccio. Famiglia, di cui, come noto, erano capi indiscussi Filippo e Giuseppe Graviano. Pennino iniziava a collaborare con la Giustizia in data 20.8.1994 Ritenuto pienamente attendibile e rilevante, specie nel descrivere i rapporti fra Cosa Nostra e i poteri esterni che alla stessa si collegavano, veniva sottoposto a programma di protezione in data 19.10.1994. Viene ascoltato dalla Dda di Reggio Calabria il 25.2.2014 :

"...ADR : Ho personalmente conosciuto Rocco e Domenico "Mimmo" Musolino. Si tratta di una conoscenza che è maturata nel corso degli anni 80'. Devo rappresentare che sia io che mio fratello buonanima Aldo – deceduto pochi giorni or sono – eravamo appassionati di tiro al volo. Per tale ragione frequentavamo, fra gli altri, anche lo "stand" di Gambarie, frazione di S.Stefano d'Aspromonte. Questo stand – cioè il campo di tiro – era gestito da Mimmo Musolino, fratello più giovane di Rocco. Tramite Mimmo conoscemmo Rocco. Rocco Musolino era persona che era circondata da una vera e propria venerazione, un rispetto enorme, non solo da parte del fratello e dei familiari (era sicuramente persona che ricopriva il ruolo di vero e proprio capofamiglia) ma anche da parte di tutti coloro che frequentavano Gambarie. Da questi comportamenti capivo, comprendevo, che Rocco Musolino era un uomo d'onore della 'ndrangheta calabrese. Ho poi avuto modo di frequentare Rocco Musolino in quanto, ad esempio, insieme al predetto, al fratello, al mio amico defunto Antonino Schifaudo, ex funzionario regionale a Palermo nonché massone, a mio fratello ed altri facemmo anche, sul finire degli anni 80' un viaggio negli Usa, andando a NY e Las Vegas. Si trattava di un viaggio di piacere.

ADR : Non sono a conoscenza - anche se non posso escluderlo - del fatto che il Musolino Rocco sia massone. Ritengo che sia possibile che certo Pizza, che mi sembra che in qualche modo collaborò con la AG, essendo originario di S.Stefano d'Aspromonete possa riferire tali particolari sul Musolino Rocco. Tuttavia, come ebbi già a riferire a suo tempo, mi risulta, per averlo appreso da tale Martorano ( si tratta di un imprenditore calabrese), che il Musolino Rocco unitamente all'On Misasi, uomo politico corpulento calabrese, il dott Donnici, pure lui politico calabrese, ed altri ancora, faceva parte di un comitato d'affari che era pienamente attivo in Calabria e che ricomprendeva, come mi pare volesse fare intendere il Martorano, 'ndrangheta, massoneria e politica.

ADR : Martorano o Marturano lo conobbi in quanto frequentatore del tiro al volo di Gambarie. In effetti il Martorano intendeva chiedermi una raccomandazione presso un mio conoscente, tale Alfredo Li Vecchi, professore universitario di estrazione DC. Costui era componente del CdA delle Ferrovie dello Stato. In pratica Martorano voleva ottenere degli appalti dalle FFSS. Io per la verità non me ne interessai in quanto sapevo che il Li Vecchi era uomo molto serio ed incorruttibile.

ADR : Posso dire che il rispetto di cui godeva Rocco Musolino era, per le modalità con cui si manifestava, in tutto simile a quello di cui godeva mio zio Gioacchino Pennino, uomo d'onore della famiglia di Brancaccio.

ADR : Confermo che mio zio Gioacchino Pennino mi confidò di essere stato da latitante, negli anni 60', ospite dei Nuvoletta nel napoletano. La cosa non deve sorprendere in quanto Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Sacra Corona Unita, sono da sempre unite fra loro. Sarebbe meglio dire sono una "cosa sola". Da lì mio zio, come mi raccontò, si recava in Calabria dove, mi disse, che aveva messo insieme Massoni, Ndrangheta, servizi segreti, politici per fare affari e gestire il potere. Una sorta di comitato d'affari perenne e stabile. In seguito, essendone molto amico, pochi mesi prima della sua morte, nel 1980/ 1981, mi trovai a parlare con Stefano Bontate. Nel corso di questo incontro Bontate mi disse che avrebbe avuto molto piacere se lo avessi aiutato a continuare "quel progetto di tuo zio" ( il comitato d'affari fra criminali, massoni e servizi) non solo in Calabria, dove si era consolidato, ma anche in Sicilia dove il progetto era ancora in fase embrionale. Io con molta diplomazia riuscii a svicolare e a declinare l'invito. Non volevo assumere questo ruolo e non mi interessava farlo.

ADR :Giuseppe Di Maggio era il rappresentante della famiglia di Brancaccio fra i 70' e gli 80'. Dopo la morte di Bontate venne destituito da tale ruolo e in seguito ucciso. Egli sicuramente conosceva bene il Provenzano e per questo, così come dissi a suo tempo nel corso di un precedente interrogatorio, fu in grado di farmi delle confidenze sulla vicinanza del Provenzano alla destra eversiva ed ai servizi segreti nonché alla 'ndrangheta calabrese. Devo dirvi, tuttavia che era voce diffusa il fatto che il Provenzano giocasse su più tavoli, non solo quello di Cosa Nostra. In ogni caso in proposito non posso che confermare quanto disse il Di Maggio e null'altro posso aggiungere.

ADR : Conoscevo bene Tullio Cannella. Era, in origine, un democristiano come me. Se non sbaglio era consigliere circoscrizionale a Brancaccio. Unitamente ai Graviano ospitò presso un villaggio turistico nei pressi di Cefalù alcuni esponenti della 'ndrangheta. Questo a dimostrazione del rapporto molto stretto fra le due organizzazioni. Tullio Cannella era animatore del progetto politico, voluto da Leoluca Bagarella, di tipo separatista. In particolare era dirigente a Palermo di "Sicilia Libera". Cannella manteneva anche la latitanza di Bagarella. La circostanza che dietro a Bagarella, in questo progetto politico, vi fosse Provenzano era una mia mera supposizione che, verosimilmente, peraltro, alla luce, dei fatti non mi sembra neppure esatta. Confermo, invece, che proprio Vito Ciancimino inizialmente sostenne il progetto separatista/autonomista. Ciò mi venne confidato da Giuseppe Lisotta, parente di Vito Ciancimino, oltre che mio collega, con il quale ero in buoni rapporti. All'epoca se non sbaglio si faceva riferimento alla Lega Meridionale.

ADR : Sebastiano Lombardo, detto Iano, era uomo d'onore della famiglia di Brancaccio che effettivamente mi propose di andare a Lametia Terme a questo incontro fra leghe autonomiste. Egli in tale occasione si fece latore di una richiesta dei Graviano che volevano coinvolgermi evidentemente in questo progetto. Ovvio che la stessa circostanza che sia stato proprio Iano Lombardo a parlarmi di questo incontro di Lametia Terme mi fece comprendere che si trattava di una iniziativa a cui era fortemente interessata la criminalità organizzata non solo siciliana. Confermo che anche il già indicato Donnici doveva partecipare a tale incontro di Lametia Terme così come riferitomi dal Lombardo. A vostra domanda vi dico che questo Donnici non l'ho mai conosciuto.

ADR : In effetti il De Bernardo, che era stato al vertice del Grande Oriente d'Italia, a seguito delle sue dimissioni – cui seguì la creazione della Grande Loggia Regolare d'Italia – come appresi da Lisotta, Giuseppe Ciaccio ( uomo d'onore e massone) e Schifaudo, disse che non poteva capeggiare una organizzazione al cui interno vi erano soggetti che organizzavano - con le organizzazioni criminali - attentati contro lo Stato. Cosa che aveva compreso svolgendo il suo ruolo. Ciò avvenne nel 1993. Sempre i predetti e forse anche altri, mi dissero che il De Bernardo disse tali circostanze anche al vertice della Grande Loggia d'Inghilterra a cui era affiliato il Grande Oriente d'Italia. All'epoca era il Duca di Kent il vertice inglese della Grande Loggia d'Inghilterra. Proprio per questo la Grande Loggia d'Inghilterra non riconobbe più il Grande Oriente d'Italia....omissis"

Vicende politiche, che si legano in maniera oscura con il mondo della massoneria. E così tanto Pennino quanto Cannella, riferivano dell'incontro strategico di Lamezia Terme, non a caso, svoltosi, per l'appunto, proprio in Calabria che, già all'epoca, era una sorta di laboratorio politico/criminal/massonico. Convergenze nelle affermazioni dei collaboratori di giustizia, ma ance in quanto racconta, il 6 marzo 2014, l'ex gran maestro del Grande Oriente d'Italia, Giuliano Di Bernardo:

"......ADR. Entrato in massoneria nel 1961, nel 1993, dopo essere fuoriuscito dal GOI ( in cui ero stato nominato Gran Maestro ), fondai La Gran Loggia Regolare d'Italia nel 2002 in quanto rimasi deluso anche di questa nuova esperienza. La Gran Loggia Regolare d'Italia è stata riconosciuta dalla massoneria inglese. Il GOI disconosciuto. In relazione a queste vicende ho avuto diretti contatti con il Duca di Kent che è al vertice della Massoneria Inglese che è la vera Massoneria. Ettore Loizzo, ingegnere di Cosenza, mio vice nel GOI, persona che per me era il più alto rappresentante del GOI, nel corso di una riunione della Giunta del Grande Oriente d'Italia ( una sorta di CdA del GOI in cui era presente anche il mio successore Gustavo Raffi, attuale Gran maestro del GOI ) che io indissi con urgenza nel 1993 dopo l'inizio dell'indagine del dott. Cordova sulla massoneria, a mia precisa richiesta, disse che poteva affermare con certezza che in Calabria, su 32 logge, 28 erano controllate dalla 'ndrangheta. Io feci un salto sulla sedia. Gli dissi subito : e cosa vuoi fare di fronte a questo disastro. Lui mi rispose : nulla . Io ancora più sbigottito chiesi perché . Lui mi rispose che non poteva fare nulla perché altrimenti lui e la sua famiglia rischiavano gravi rappresaglie. Fu questo che mi indusse prendere contatti con il Duca di Kent a cui esposi la suddetto situazione. Lui mi disse che già sapeva questa situazione tramite notizie da lui avute dall'Ambasciatore in Italia e dai servizi di sicurezza inglese. Io feci espresso riferimento alla commistione fra criminalità organizzate e GOI. Faccio presente che in precedenza, intorno al 1990, poco dopo la mia nomina, nel corso di una mia visita in Sicilia seppi da Massimo Maggiore, palermitano presidente del più alto organo della Giustizia massonica ( la Corte Centrale) che il più alto esponente della circoscrizione del GOI di Mazara del Vallo era mafioso, nonché, numerosissimi esponenti del GOI siciliani, e specie nel trapanese, erano mafiosi . Dunque, capii che davvero , come diceva Cordova, il GOI era una "palude". Fu il duca di Kent che mi suggerì di uscire dal GOI e creare un nuovo Ordine. Faccio presente che la questione calabrese era molto più preoccupante in quanto la massoneria calabrese era ben più ramificata e potente di quella siciliana.

ADR : Con riguardo al periodo 1990/93, non ho elementi diretti per collegare attacco allo stato ( e quindi stagione stragista ) criminalità organizzata, separatismo, massoneria. Però era un collegamento che in via deduttiva facevo (e che continuo a fare) . Ciò rappresentavo anche all'esterno, con le dovute cautele naturalmente, come mia argomentazione. Sicuramente al Duca di Kent feci questi ragionamenti.

ADRSeppi dai miei referenti calabresi e non solo, di cui non ricordo i nomi, ma che potrei riconoscere, che all'interno del GOI all'inizio degli anni 90, vi erano soggetti che sostenevano i movimenti separatisti siciliani e meridionali in generale. Reggio Calabria era il centro propulsore, l'origine di tali movimenti autonomisti che trovavano sostegno in numerosi esponenti della massoneria e più esattamente del GOI. Ero molto preoccupato da questa situazione. Nel nord vi era la Lega Nord, a sud si stavano creando questi movimenti separatisti. Vedevo il nostro paese a rischio. In tutto questo, avevo accertato che assai probabilmente la precedente gestione del Gran Maestro del GOI era al centro di un traffico di armi con paesi extra-europei. Si da atto che il Di Bernardo riferisce di due specifici episodi in materia, direttamente da lui constatati.

ADR Alla riunione nella quale venne riferito della presenza della 'ndrangheta nelle logge calabresi erano presenti oltre ai soggetti sopra indicati Eraldo Ghinoi, ligure e il Gran Segretario, di origine abbuzzese, di cui non ricordo il nome .

ADR Non conosco quali massoni, tali, Lisotta, Giuseppe Ciaccio e Schifaudo. Non escludo che fossero massoni ma non li ricordo questi nomi. Sapevo che il noto Gioacchino Pennino era massone . Mi dicevano, non ricordo chi me lo disse, che era persona pericolosa in quanto legato alla criminalità organizzata. In seguito seppi che collaborò con la giustizia. Mandalari me lo volevano presentare ma io non volli conoscerlo....omissis"

Di Bernardo conferma quindi l'esistenza di intrecci criminalità organizzata e Massoneria, ma, con specifico riguardo alla criminalità calabrese, rappresentava una situazione di quegli anni che sarebbe più esatto definire come di vera e propria colonizzazione della Massoneria da parte della 'Ndrangheta, colonizzazione, evidentemente, funzionale ad interessi, affari e progetti che non potevano essere sviluppati, con le sue forze, dal solo mondo criminale (che, altrimenti, avrebbe evitato di perdere tempo ed energie nei rituali massonici) ma che, invece, necessitavano di più ampie sinergie. E certamente, fra questi progetti, per così dire, di più ampio respiro, che necessitavano di una più vasta alleanza fra diverse forze che intendevano capovolgere l'attuale ordinamento costituzionale, vi era quello separatista/autonomista, sul quale convergevano gli interessi non solo di Cosa Nostra e 'Ndrangheta, ma anche di soggetti legati alla Massoneria del GOI.

Le dichiarazioni del Di Bernardo, del Cannella e del Pennino, laddove evidenziavano a cavallo fra 1990 ed il 1993, sinergie 'Ndrangheta-Cosa Nostra-Massoneria-Destra eversiva, sul fronte separatista si saldano perfettamente con le propalazioni rese, in epoca non sospetta e partendo da punti di osservazione del tutto disomogenei, da due affidabili collaboratori di Giustizia calabresi, Filippo Barreca e Cosimo Virgiglio.

Partiamo da Filippo Barreca,

Si tratta di uno dei principali collaboratori di Giustizia reggini degli anni 90', le cui dichiarazioni sono state utilizzate in numerosi, "storici", procedimenti contro la 'ndrangheta, fra questi il noto procedimento Olimpia. Egli era stato, per anni, il capo della locale di 'ndrangheta di Pellaro, santista e massone. Si tratta, dunque, di un soggetto perfettamente inserito in quel crocevia fra 'ndrangheta, servizi deviati, e massoneria e, come vedremo, destra esversiva, nel quale la vicenda relativa al sostegno fornito dalla 'ndrangheta per garantire la latitanza di Franco Freda era assolutamente emblematica. Voluta dalla destra eversiva e gestita dalla 'ndrangheta e mediata dai esponenti delle istituzioni deviate, la vicenda Freda è fra quelle che più di altre consentono di comprendere la peculiarità del retroterra criminale calabrese e la sua particolare e specifica attitudine ad avere interlocuzione con ambienti politici ed istituzionali.

Ecco, le dichiarazioni del Barreca rese alla DDA di Reggio Calabria, utili a comprendere i rapporti fra Cosa Nostra Siciliana e 'Ndrangheta, fra entità criminali e politiche ed il cd "progetto separatista" . Il 3.2.1993 :

".....Quando, nei verbali precedenti, ho parlato di collegamenti di alcune famiglie della 'ndrangheta reggina con Cosa Nostra siciliana, non ho inteso fare riferimento ad un rapporto di vera e propria affiliazione.

In realta' io intendevo concettualizzare che le famiglie della 'ndrangheta da me indicate erano i referenti di Cosa Nostra siciliana in un rapporto di reciprocita'. Chiarisco meglio il mio pensiero. Cosa Nostra siciliana e' ( N.d.PM : più esattamente sarebbe da dire : ha ) una sorta di vertice, o Cupola. che aggrega le famiglie mafiose piu' prestigiose e rappresentative; pertanto, non ogni mafioso o famiglia mafiosa siciliana appartiene a Cosa Nostra bensi' quel vertice che e' esponenziale delle famiglie piu' potenti e prestigiose. Nella provincia reggina, ove opera la 'ndrangheta, fino ad alcuni anni orsono non si era riprodotta una situazione analoga, dal momento che le singole cosche operavano in proprio e, pur mantenendo fra loro collegamenti ed alleanze, non presentavano una struttura di tipo piramidale al cui vertice esistesse una cupola. Tale situazione si e' ribaltata a decorrere dall'inizio del '91, come ho illustrato nei precedenti verbali, e cioe' da quando, anche per dirimere la guerra di mafia in corso tra le cosche reggine, si e' costituita in tutta la provincia una vera e propria cupola di modello analogo a Cosa Nostra siciliana. Tale cupola esercita poteri di intervento su tutte le organizzazioni della 'ndrangheta; controlla tutte le attivita' illecite ed, in generale, interferisce con l'autorevolezza di un vero e proprio potere gerarchico sopra ordinato. La costituzione, anche presso la 'ndrangheta calabrese, di una struttura di tipo piramidale modellata su quella siciliana, ha reso certamente piu' agevole e piu' pericoloso il rapporto fra le due organizzazioni, dal momento che adesso Cosa Nostra siciliana ha un solo interlocutore, di ampiezza provinciale, cui rivolgersi, laddove in passato il rapporto intercorreva invece soltanto con talune delle famiglie della 'ndrangheta che avevano assunto la qualita' di interlocutori privilegiati.

Il riferimento, da me fatto poc'anzi, ad una maggiore pericolosita' che scaturisce dalla coesistenza di due strutture ampie, articolate e similari fra loro, deriva anche dalla circostanza che l'anello di congiunzione fra le due strutture e' rappresentato (quanto meno lo e' stato) da un personaggio politico che ha fatto parte della struttura Gladio e che e' stato eletto nell'ultima legislatura al Parlamento con l'appoggio anche delle cosche mafiose del reggino; personaggio che ha peraltro acquisito indubbi meriti, agli occhi delle organizzazioni 'ndranghetiste e mafiose, per la sua attivita' di mediazione finalizzata a risolvere lo stato di belligeranza fra le cosche reggine. .......... "

Il 5 maggio 1993 :

".....Confermo quanto dichiarato nel verbale del 03.02. u.s. di cui mi viene data lettura. E' vero che ho parlato di un personaggio che fa od ha fatto da collegamento tra Cosa Nostra siciliana e la 'ndrangheta reggina. Sono ora disposto a fare il nome di questa persona e posso dire che si tratta dell'avv. ROMEO Paolo. A mio avviso costui rappresenta l'anello di congiunzione tra la struttura mafiosa e la politica. Volendo fare un paragone potrei dire che e' il "LIMA" reggino. Il suo ruolo e' sicuramente superiore a quello dell'avv. DE STEFANO Giorgio ed e' stato determinante nelle trattative per il raggiungimento della pace. Non so dire con chi l'avv. ROMEO tenga i collegamenti in Sicilia ma credo che si tratti di personaggi politici che alloro volta sono collegati con Cosa Nostra. Sapevo da varie fonti che l'avv. ROMEO e' massone ed apparteneva alla struttura GLADIO. Egli inoltre era collegato con i servizi segreti ma non so dire in che modo. Egli pero' ebbe a dire ad un mio parente che aveva a disposizione i servizi. So anche che era interessato ad un progetto politico che puntava alla separazione delle regioni meridionali dal resto del paese ma anche su questo non so fornire ulteriori particolari. Tale progetto era gia' di mia conoscenza e mi fu confermato da ROSMINI Diego in carcere nel periodo in cui eravamo insieme nel carcere di Palmi. Anche ROSMINI riferiva di tale progetto all'avv. ROMEO....omissis...

Tornando all'avv. ROMEO Paolo il suo rapporto con i DE STEFANO e' molto remoto e risale alla rivolta di Reggio. Probabilmente nasce dal fatto che ROMEO e DE STEFANO (intendo dire Paolo e l'avv. Giorgio) erano collegati con i servizi segreti ...... Mi risulta inoltre che l'avv. ROMEO fosse legato ai LATELLA di Ravagnese in favore dei quali spese il suo interessamento in occasione dei processi in cui erano imputati. I LATELLA in cambio favorirono elettoralmente l'avv. ROMEO procurandogli un gran numero di voti nella loro zona cosi' come fecero i DE STEFANO-TEGANO ad Archi. Cio' spiega anche i risultati elettorali conseguiti dal ROMEO anche nella Piana di Gioia Tauro.

Mi riservo di fornire ulteriori indicazioni su tutti gli argomenti sinora trattati in un prossimo interrogatorio.

A D.R.: Mi risulta che a Reggio Calabria esiste piu' di una loggia massonica coperta di cui fanno parte professionisti reggini a tutti i livelli e di cui mi riservo di fare i nomi di persone che ne potrebbero fare parte. Ne potrebbero far parte anche rappresentanti di alto livello delle istituzioni e della politica....omissis

Posso anche affermare con certezza, anche questa assoluta, che i sequestri di persona avevano una componente "eversiva e politica". Essi infatti erano finalizzati da una parte a stornare l'attenzione dell'opinione pubblica da altre vicende criminali piu' importanti e dall'altra a rafforzare quel progetto separatista di cui ho parlato all'inizio. La regia di questo disegno e' da ricercarsi a Milano dove avviene l'incontro tra i gruppi calabresi (PAPALIA) ed i gruppi siciliani..... omissis...

A D.R.: Quando mi riferisco ai PAPALIA intendo dire dei tre fratelli Domenico, Rocco, Antonio; e dico proprio Domenico quello condannato all'ergastolo per omicidio il quale pure ha sempre partecipato in una posizione di supremazia ai traffici della sua famiglia, anche quando si trovava in semi-liberta', come so benissimo....omissis....

Importante era la posizione dei PAPALIA che provvedevano a convogliare i soldi provento dei sequestri di persona per utilizzarli per gli acquisti delle sostanze stupefacenti. E' appena il caso di ricordare come la esecuzione dei sequestri di persona rispondesse ad una unica centrale, come per altri gia' affermato......"

Il 18.5.1993 :

".....Tornando alla vicenda di FREDA ed, in particolare, alla sua fuga da Catanzaro, voglio precisare che per accompagnare FREDA a Reggio Calabria furono il Dr. ZAMBONI di Modena, medico a Roma ed un Generale, direttore dell'Artiglieria del Museo di Gerusalemme in Roma. Questo generale era parente dei fratelli Dante ed Eugenio SACCA'. Non so' presso chi venne portato FREDA inizialmente. so soltanto che venne accompagnato a casa mia da MARTINO Paolo, dall'avv. ROMEO Paolo e dall'avv. DE STEFANO Giorgio. Mentre era a casa mia scrisse una lettera indirizzata a DE STEFANO Paolo, che all'epoca si trovava in carcere a Reggio Calabria. Io avrei dovuto consegnare la lettera a MARTINO Paolo perche' la facesse recapitare a DE STEFANO Paolo ma io non lo feci. Nella lettera FREDA ringraziava DE STEFANO Paolo per il trattamento ricevuto a Reggio Calabria. La lettera e' stata allegata agli atti relativi all'arresto di ROMEO Paolo. Sono stato io stesso a consegnare la lettera al dr. CANALE della Questura di Reggio Calabria e servi' per la comparizione della calligrafia di FREDA. FREDA rimase a casa mia per circa 4 mesi ed io protestavo perche' ero sorvegliato speciale e non volevo correre rischi, fu cosi' che venne trasferito in una casa di VADALA' Carmelo di San Lorenzo; la casa in questione si trovava a Reggio, vicino alla caserma dell'ex 208. Dopo poco tempo FREDA venne accompagnato dallo stesso VADALA' a Ventimiglia, presso altri calabresi che avrebbero dovuto farlo espatriare in Francia. Fu lo stesso FREDA a dirmi che era stato accompagnato a Reggio dal generale e dal Dr. ZAMBONI, credo che il suo primo rifugio a Reggio fu la casa di VERNARECI Pippo, amico di ROMEO Paolo, e DE STEFANO Giorgio e MARTINO Paolo. Fu io stesso a ricevere da FREDA Franco, che a sua volta li aveva ricevuti da ROMEO Paolo e MARTINO Paolo, marchi tedeschi per un valore di circa 40.000.000 di lire italiane; io cambiai i marchi attraverso il direttore della Banca di Credito e Sovvenzioni di Pellaro, Dr. AMODEO Paolo. So' che AMODEO per ragioni tecniche cambio' i marchi a Reggio presso la Direzione dell'Istituto. Piu' volte FREDA mi disse che se non fosse riuscito ad uscire dal processo di Piazza Fontana avrebbe fatto saltare l'Italia intendo dire che avrebbe fatto rivelazioni sconvolgenti sul ruolo di apparati dello Stato che non so meglio specificare. Nessun alto venne a trovare FREDA in quel periodo, ma so' che era in contatto telefonico con un avvocato di Modena o di Bologna di cui non ricordo il nome....omissis..... DE STEFANO Paolo era anche legato a CONCUTELLI e a quanto io ho saputo fu' lo stesso DE STEFANO a fare da delatore per il suo arresto. Ricordo adesso un altro episodio molto significativo. Nel '74 mi trovavo a Crotone insieme a DE STEFANO Giovanni che dopo poco tempo sarebbe stato ucciso al Roof Garden. In quella città' Giovanni mi presento' alcuni esponenti della massoneria tra cui un commerciante di pneumatici di cui non ricordo il nome; si trattava di persone e che mostravano di conoscere bene DE STEFANO Giovanni e probabilmente era massone anche lui. Durante quel viaggio DE STEFANO Giovanni mi disse che da li' a qualche giorno sarebbe dovuta scoppiare una bomba alla Standa o all'Upim di Reggio Calabria, cosa che avvenne veramente. La bomba doveva servire a creare una situazione di terrore, Giovanni mi disse che la bomba sarebbe stata collocata da loro su incarico di personaggi di primissimo piano.....Tornando al discorso della massoneria di cui ho parlato nei precedenti interrogatori posso dire che tradizionalmente ci sono stati ottimi rapporti tra 'ndrangheta e massoneria. I rapporti erano sostanzialmente di reciproca solidarieta'. Sulla Jonica tali rapporti erano tenuti da personaggi quali Don STILO e NIRTA Antonio, sulla tirrenica da BELLOCCO Giuseppe, mentre a Reggio tali rapporti erano tenuti dall'avv. DE STEFANO Giorgio e dell'avv. ROMEO. Tutte le persone da me indicate appartengono contemporaneamente sia alla 'ndrangheta anche alla massoneria. Sono sicuro che esistono logge coperte alle quali aderiscono questi personaggi...."

Ecco le dichiarazioni rese da Barreca ai magistrati di Palermo in data 12.9.1996:

"....omissis...

P.M.S.: Senta signor Barreca il problema è farle alcune domande in relazione a precisazioni ed approfondimento di alcune dichiarazioni da lei già rese in data 5 Maggio 1993 alla Procura di Reggio Calabria, in particolare modo volevamo chiederle una..notizie più precise circa questo avvocato Paolo Romeo che lei in quel verbale indica come anello di congiunzione tra struttura mafiosa e politica, e la politica e inoltre come soggetto legato all'omicidio e a personaggi collegati con "Cosa Nostra". Cos'ha da riferire di preciso?

B: Dunque, dell'avvocato Paolo Romeo ho parlato ampiamente in dei verbali, svariate volte, alla procura Distrettuale di Reggio Calabria, in particolare, come ebbi già a dire, è un personaggio che io definirei il Lima reggino, il Lima reggino lo definisco perchè è il personaggio chiave della struttura della 'ndrangheta....omissis... è un uomo che passò dal mondo MSI alla Social Democrazia e prima di questo proprio per un intoppo che è avvenuto dietro una mia..., dietro la cattura di Franco Freda, la cattura di Franco Freda avviene, mi pare, se non ricordo male, nel maggio. giugno 1979, lui portò Franco Freda, lui portò a casa mia Franco Freda, che lo tenni circa...

P.M:S: Chi?

B: Paolo Romeo, l'avvocato Paolo Romeo, mi portò assieme al gruppo De Stefaniano, quindi per conto di Paolo De Stefano e di Paolo Martino, mi portarono a casa mia il famoso Franco Freda che nel maggio del 79 è stato catturato in Costa Rica. E questo tipo di... diciamo per la cattura di Freda venne incriminato il Romeo che subito dopo...

P.M.S: Per favoreggiamento.....omissis...

P.M.S: Si. Senta, lei sempre in questo interrogatorio del 5 maggio, ha detto in particolare di sapere, di avere saputo da Araniti che l'avvocato Romeo è massone ed è appartenente alla struttura di Gladio, nonchè collegato con i Servizi Segreti, da chi è che ha appreso queste notizie?

B: Guardi io avevo un buon rapporto con Araniti Santo che tra l'altro è stato quello che mi... infatti c'è uno dei miei figli, Vincenzo, che eravamo imputati nello stesso procedimento, in quel famoso processo "Droga 2", dopo di che, lui essendo a casa mia... di cui... con le forze di polizia, siccome io avevo un nascondiglio, in buona sostanza, salvai l'Araniti e mi feci arrestare io...omissis.., quindi questa riconoscenza ha, come dire, permesso all'Araniti di avere una più ampia fiducia nei mei confronti, perchè in buona sostanza, avrei potuto tranquillamente rischiare anch'io e mettermi nello stesso nascondiglio, ma una volta che le forze di polizia avevano arrestato me, il problema in casa mia si era risolto....omissis...

B: Di conseguenza questo episodio, quando poi nel 1986 io sono uscito dalla...diciamo, uscito da questo processo, la Cassazione mi ha scarcerato per scadenza dei termini massimi di custodia cautelare, abbiamo intrapreso nuovamente i rapporti con l'Araniti anche se lui era, diciamo, da tanto tempo latitante, dall'83.

Nel 1988/87/88 e per questo errore mi mandò a chiamare perchè voleva, ha voluto, che gli dessi una mano per l'uccisione dell'Onorevole Ligato....omissis... a un certo punto mi ha, diciamo il discorso scaturì da quello che era l'andamento della situazione reggina, cioè sia reggina che nazionale, in particolare lo sunto l'abbiamo preso nel momento in cui si parlò di quello che poteva essere e che era lo scalpore che aveva suscitato l'uccisione dell'Onorevole Ligato e in particolare lì, nella zona locale della..., ma dove io ero uno dei personaggi, sicuramente, più importanti o il personaggio più importante, a un certo punto dice... dice; "La guerra, in questo frangente l'hanno persa" dice "anche perchè ora non so come si mette paolo Romeo. Il discorso scaturì su Paolo Romeo perchè secondo quello che mi dice Araniti, il Romeo era il personaggio che assieme a Ligato e assieme agli altri era il più vicino al gruppo dei Rosmini. Parlammo di un progetto che loro avevano, cioè il cugino di Araniti, Arnone Pietro, onorevole della... del partito Repubblicano passò, doveva passare, con la uccisione doveva passare alla, al mondo della Democrazia Cristiana, cioè doveva essere, una volta ucciso Ligato, il personaggio più rappresentativo dell'intera provincia di Reggio Calabria. Per quanto riguarda il progetto di separatismo che io ho parlato dei miei...

P.M.S: In quello stesso verbale lei ha fatto riferimento ad un interessamento dell'avvocato Romeo per questo...

B: Ad un interessamento di questo, l'avvocato Romeo, io so cbe nell'ultimo periodo, da quello che mi diceva sempre Reni, aveva preso contatti con personaggi del mondo politico, certamente io non so chi sono i personaggi.

P.M.S: Chi aveva preso contatto?

B: Il Romeo.

P.M.S: Il Romeo.

B: Il Romeo aveva preso contatti per formare delle Leghe ecc..

P.M.S: Che anno siamo più o meno?

B: ma, guardi, già nel 1990/91, questi sono i periodi, questo è il periodo.

P.M.S.: ... sempre da Araniti giusto?

B: Quindi il progetto, in poche parole, consisteva nel fatto di fare la separazione dell'Italia in tre regioni, quella del Nord, quella del Sud, e quella del Centro, questo era in sintesi...

P.M.S: E rispetto a questo progetto, cioè era un'iniziativadell'avvocato Romeo a titolo individuale o c'erano interessi della n'drangheta o di altri...?

B: Certamente, certamente l'interessamento era un interessamento non solo dell'avvocato Romeo ma era un interessamento non solo dell'avvocato Romeo ma era un interessamento a più alto, a più ampio, diciamo, spazio. Perchè dico questo? Perchè successivamente a questi fatti anche in carcere, io siccome poi fui arrestato nel ... il 4 di gennaio del 1991, anche in carcere con il gruppo dei Rosmini, non avevamo le idee chiare sulla... su questo tipo di progetto, però il .... il più grande me ne parlò.

P.M.S: Che si chiama come?

B: Si chiama, uno dei più grandi, il più grande dei Rosmini mi pare, ora in questo momento non me lo ricordo.

P.M.S: Va be, va bene.

B: Com'è che si chiama, comunque mi pare, bè non....

P.M.S: Va bè, non ha importanza.

B: Non me lo ricordo, in questo momento non me lo ricordo.

P.M.S: Il più grande cosa le disse?

B. Parlava di un discorso dell'avvocato Romeo, della potenza che poteva avere per far tacere, dice: "Non vi preoccupate che qui l'avvocato Romeo ci mette in condizioni a tutti di potere uscire, quindi di potere essere nelle condizioni che i processi si debbono aggiustare, quindi..."

P.M.S: Ma questo in relazione alle iniziative dell'avvocato Romeo? o in relazione al progetto, cioè ci entrava o non...?

B: No, assolutamente, questo era un discorso che era la potenza dell'avvocato Romeo.

P.M.S: Ho capito.

B: Certamente su un progetto separatista, io non è che so di più, so che c'era questo interessamento da parte dell'avvocato Romeo a, diciamo, a separare l'Italia, so che l'interessamento c'era, che c'era interessata anche la massoneria su questo progetto, ma di più...

P.M.S: Che c'era interessata anche la massoneria da chi l'ha appreso?

B: Ma, sempre da Araniti, cioè parlavamo, cioè nel momento in cui abbiamo parlato, dice: "...qui c'è un discorso molto importante, cioè c'è un discorso che sono interessate alte personalità e c'è un discorso che c'è la massoneria dietro questo..." Anche per rafforzare ancora di più questo progetto c'era la massoneria.

P.M.S: E' Araniti che è un esponente di spicco della 'ndrangheta.

B: E' uno dei personaggi credo, più importanti all'interno anche della politica, perchè il cugino, non va dimenticato, che era Onorevole e Consigliere Regionale, svariate volte.

P.M.S: Dico, era Araniti, era lui personalmente interessato, quindi la 'ndrangheta era personalmente interessata a questo progetto separatista tramite l'avvocato...

B: Che era anche, era, era naturalmente, l'avvocato com'era rappresentava la n'drangheta, voglio dire, voglio dire che questo l'avvocato Romeo era un personaggio che veniva portato dalla n'drangheta, non è che era un personaggio che veniva così, quindi il progetto che riguardava l'avvocato Romeo, riguardava anche la 'ndrangheta.

P.M.S: Benissimo. Senta lei poi successivamente, quando poi è stato arrestato, ha saputo più nulla di questo progetto separatista, se è andato avanti, non è andato avanti, se venne abbondonato?

B: Io per quello che so, era un progetto che non poteva fermarsi, ma che doveva necessariamente andare avanti.

Cioè ci furono le aspettative.

P.M.S: Perchè, ci furono momenti di contrasto all'interno della 'ndrangheta'

B: Certo. Poi c'è stato un momento in cui si composero questi contrasti interni alla n'drangheta, grazie anche all'interessamento dei Siciliani, debbo dire, perchè....

P.M.S: Questo avvenne mentre lei è detenuto?

B: Questo mentre io sono detenuto si. Dico..

P.M.S: Quindi questo, questo favorì rapporti più stretti tra la 'ndrangheta e i Siciliani e "Cosa Nostra", lei sa se in qualche modo si è riflettuto su.. sul progetto separatista? Dico... se ha avuto notizie lo accennì.

B: Io...? Notizie per quello che abbiamo parlato ripetocon il....

P.M.S:" Ma so che aveva dei rapporti anche con il mondo politico, anche Siciliano il.... l'avvocato Romeo. "Con chi in particolare del mondo Siciliano?

B: All'interno so della Democrazia Cristiana era il.... diciamo il rapporto che aveva era con il mondo della Democrazia Cristiana.

P.M.S: Siciliana?

B: Siciliana.

P.M.S: Lei sa con chi in particolare?

B: In particolare non lo so. Comunque della Democrazia Cristiana.

P.M.S: Sa se c'erano alcune zone in particolare della Sicilia, nella quale, nelle quali, l'avvocato Romeo, aveva rapporti più stretti? Alcune provincie, alcune zone, zona di Catania, zona di Palermo, zona di Messina.

B: Guardi sicuramente Catania come, che io ebbi a dichiarare anche nei verbali, se lei può vedere parlare proprio di un... di una loggia che è stata istituita nel momento in cui c'era il gruppo, nel momento in cui c'era diciamo il gruppo a cui faceva parte sia l'avvocato Romeo, sia altri personaggi, una loggia che veniva istituita, è stata istituita a Catania una loggia, una loggia super segreta a Catania. Questo già nel 1979....omissis...

P.M.S: senta in questo stesso verbale lei fà riferimento per quanto riguarda.. le avevo fatto precedente la domanda della appartenenza alla struttura Gladio dell'avvocato Romeo, questo lo ha appreso sempre da Araniti?

B: Ma guardi, questo è uno dei fattori più diciamo, ne parlai a Vario titolo con svariati personaggi, tra questi anche Araniti. Poi io so che, anche, con altri parlammo, che in questo momento io non ricordo, anche con altri personaggi abbiamo parlato proprio in riferimento all'avvocato Romeo, in particolare proprio con uno dei miei cugini, mi parlò di un discorso di appartenenza della... diciamo che aveva nelle mani i Servizi di Sicurezza, cioè aveva rapporti di grande intimità con i Servizi e poteva manovrare come voleva all'interno, anche del... condizionale.

P.M.S: con chi in particolare, le venne detto?

B: ma guardi, in particolare non mi venne detto chi, ma so che errano interessati sia i due Servizi, che... sia il SISMI che il SISDE.

P.M.S: Il nome di Gladio glielo fece espressamente?

B: Si, il nome di Gladio si, espressamente si.

P.M.S: E lei capì che cosa era la nostra... ma lei lo sapeva già...

B: No, era una struttura che serviva anche per...

P.M.S: Questa era una sua considerazione, o l'appresa pure da...

B: No, no era per tenere a bada nel caso in cui ci fosse un, una entrata al Governo di Comunisti, questo quello che..

P.M.S: Questo glielo disse Venuta?

B: Si.

P.M.S: E lei non lo sapeva per i fatti suoi prima.

B: Ma, nel mondo politico non è cbe mi interessava tanto, ma comunque ecco.

P.M.S: Senta comunque qualche accenno leggendo appunto il verbale del 5 maggio 93, lei dichiarò qualche cenno Rosmini glielo fece del progetto separatista, cioè questo progetto...

B: Con Rosmini abbiamo anche parlato del progetto separatista proprio per quel discorso che io avevo fatto precedentemente con Araniti, cioè che io innescai il discorso e lo stesso Rosmini mi disse: "Compare c'è un progetto separatista che deve essere necessariamente portato avanti, per fare in modo che dobbiamo avere più comando, più per essere qui da noi insomma ecco". avere più controllo come si suol dire per avere più.. le cose più da vicino, cioè....

P.M.S: insomma è chiaro.

B: Ma questo era il senso della.... cioè che avevo il controllo della... dell'intera provincia e il controllo sopratutto del mondo politico.

P.M.S: E le spiegarono com'è che questo progetto separatista, doveva arrivare a questo obiettivo così ambizioso? Attraverso quale itinerario, perchè non è che sia facile mettere su un soggetto politico, arrivare a conquistare posizioni di potere. Quale doveva essere l'itinerario, se lei lo sa, se non lo sa, non lo sa?

B: Non lo so.

P.M.S: Non lo sa, va bene. Senta lei in questo stesso verbale ha fatto riferimento alla.... rileggiamo: "Io posso affermare che... persone comprendono... eversiva e politica". Sempre nel verbale del 5 maggio 93, disse: "Finalizzato da una parte a stornare l'attenzione dell'opinione pubblica dalle altre vicende criminali più importanti, dall'altra a rafforzare quel progetto separatista di cui ho parlato all'inizio. La regia del disegno è da ricercarsi a Milano dove avviene l'incontro tra i gruppi Calabresi... e i gruppi Siciliani. Mi rendo perfettamente conto che un disegno di questo genere non può essere esclusivamente mafioso, non so dare indicazioni sulla matrice politica": Ora la domanda è se questa considerazione, cioè, anzi queste due considerazioni, primo la componente eversiva-politica di queste persone e secondo che fosse in qualche modo anch'essa in relazione al progetto separatista, è una notizia che lei ha appreso da qualcuno o...

B: E' una .... sono delle notizie che io attraverso un mio bagaglio di conoscenze feci, io personalmente.

P.M.I: Cioè, proviamo a spiegarlo, cioè come arriva, cioè è una conclusione sua?

B: E' una conclusione che non ha assolutamente, voglio dire, è una delle mie conclusioni.

P.M.S: Che arrivano sulla base di quali dati?

B: Sulla base dei dati che... all'interno, diciamo,...

P.M.S: Interrompiamo un attimo alle ore 17:19 per sostituire il nastro. Alle ore 17:27 si riprende la registrazione. Quindi la domanda che le avevo rivolto, signor Barreca, era di precisare, sulla base di quali elementi, di quali dati, cioè di conoscenze svariate, di fatto lei perveniva, lei poi è venuto alla conclusione che vi fossero... dei sequestri di persona dell'organizzazione "'ndrangheta", definita "'ndrangheta", che aveva una componente eversiva e politica in qualche modo, che sia rafforzare il progetto separatista di cui diceva prima.

B: Cioè questa è stata una mia deduzione, sulla base di quelle che erano le mie conoscenze, e le mie conoscenze anche in un mondo dei sequestri di persona che ho dedotto che potevano essere ricollegati a quel progetto, ma è solo una mia, ripeto, esclusiva deduzione, che non altro.

P.M.S: ma dico, all'interno della 'ndrangheta che vi fosse, a parte il collegamento del progetto separatista, una componente, diciamo, eversiva nei sequestri di persona. va....

B: Veda, io su questo, va, l'ho appreso all'interno della 'ndrangheta, questo si, ora non so con chi ne abbiamo parlato, ma....

P.M.S: Sequestri di dodici persone, commessi in quale periodo?

B: ma, nei periodi 198... dall'85 in poi... sequestro Casella, ha avuto uno dei periodi più culminanti del.... perchè? Perchè per quello che io ebbi già a dichiarare nel... nei svariati verbali il sequestro Casella è stato fatto dai... dal gruppo che facevano capo ai Papalia, ai Sergi, e poi concluso in Calabria con la mediazione dell'avvocato Romeo, omonimo dell'avvocato Paolo Romeo, e nella ... Servizi di Sicurezza.

P.M.I: E da chi' Se lei ne è a conoscenza.

B: Ma guardi, personalmente da quello che mi è stato riferito, si interessò il SISMI alla liberazione della... del ragazzo di Papalia, di quel ragazzo che, ha liberato poi, successivamente per l'avvocato Rotolo che era stato preso dai Sergi...

P.M.I: Ma lei sa in virtù di quali rapporti?

B: Ma, io so che avevano dei buoni rapporti, istauratisi prima con il.. diciamo con la... con il vecchio Nirta, inteso vecchio non di età, chiamato "Due nasi", il quale era in buoni rapporti con... da quello che si diceva in carcere, che poi è stato, diciamo, riconosciuto come uno dei delatori del Generale Delfino e quindi diciamo è stato messo da parte ed è stato pure esautorato, veniva chiamato Dottore Nirta "Due nasi". E a un certo punto questo "due nasi" è stato messo da parte anche in carcere nonostante fosse il personaggio, diciamo, che era, nonostante fosse il nipote, diciamo, del vecchio Dottor Nirta, personaggio di spicco, importante nel mondo della 'ndrangheta, e perchè secondo quello che mi diceva Giovanni Vottari nel carcere di Messina, il "Due nasi" era in contato con un Generale dei carabinieri, il Generale Delfino. il quale, diciamo, faceva la doppia situazione, da una parte chiudeva gli occhi nei suoi confronti, dall'altra gli dava una mano, al "Due nasi" all'intimidazioni dei sequestrati, per quello che io so il discorso poi è ricaduto con il gruppo dei Papalia che era molto, poi da quello che si sa, era .... azienda per le...

P.M.I: Senta, lei in questo verbale ha parlato di incontri che avvenivano a Milano fra i gruppi calabresi, il gruppo Papalia e i gruppi Siciliani, ma chi si riferisce come gruppi Siciliani che si incontravano e avevano contatti a Milano con i Papalia? Cioè lo sa innanzitutto?

B: Si, da quello che mi diceva Peppe Zacco, e per quello che erano naturalmente le mie conoscenze, Peppe Zacco, che ci incontrammo nel carcere di Pisa nel 93, 92 scusi.

P.M.I: Che è originario, di dov'è?

B: Che è originario di Palermo, di, di è stato, era il compare di Paolo De Stefano, era personaggio che è stato imputato nel famoso processo "Pizza connection", con molto... che era molto vicino al mondo imprenditoriale Milanese, più precisamente al gruppo dei Socialisti, da quello che lui diceva, e che tutti gli appalti che venivamo effettuati nella zona di Milano venivano controllati da "Cosa Nostra" e dalla "'ndrangheta".

P.M.I: E quindi lei stava dicendo, Peppe Zacco fece riferimento a contatti con i Calabresi, "Cosa Nostra", ma come punti di riferimento Siciliano a Milano, che avevano questi contatti, questi rapporti intensi con i calabresi, le fece riferimenti specifici a parte, cosa le disse?

B: Io per quello che parlammo con Peppe Zacco, io mi trovavo pure nel carcere di Messina, sempre di conoscere un personaggio con cui ebbi anche un rapporto che poi l'ho già dichiarato in altri, nei precedenti verbali, con il... con il... con uno dei personaggi Siciliani vicino al... molto vicino a "Cosa Nostra" ed era... in questo momento non mi viene il nome comunque...

P.M.I: Va bè, se non le viene il nome, poi se se lo ricorda me lo dirà.

B: Si in questo momento non...

P.M.I: Senta, e per quanto riguarda i Papalia le risulta in qualche modo, per quello che le disse, che le dissero Araniti con Rosmini, che fossero anch'essi interessati al progetto separatista?

B: Si, in questo momento non...

P.M.I: Senta, e per quanto riguarda i Papalia le risulta in qualche modo, per quello che le disse, che le dissero Araniti con Rosmini, che fossero anch'essi interessati al progetto separatista?

B: Si, so che fossero, che erano interessati anche il gruppo dei Papalia a questo progetto....omissis"

Il Barreca, infine, escusso dalla Dda di Reggio Calabria, in data 20.2.2014, riferiva :

".....omissis.... ADR : i rapporti fra i De Stefano e Concutelli , di cui ho riferito nei verbali resi a suo tempo, si originano dai rapporti strettissimi fra i De Stefano e i servizi segreti che, non a caso avevano originato anche i rapporti fra Freda e De Stefano – Romeo. Io Concutelli non l'ho mai conosciuto ma dei rapporti fra quest'ultimo e i De Stefano e della loro genesi ho saputo direttamente da Paolo De Stefano....omissis....

ADR : Era Paolo Romeo il deputato ( eletto con i nostri voti, gladiatore e che rappresentava l'anello di congiunzione fra Cosa Nostra e 'Ndrangheta ) di cui riferisco nel verbale del 3.2.1993 alla DDA di Reggio Calabria.

ADR : Confermo che a Milano – grazie ai Papalia, mi riferisco a Rocco e Domenico che ho personalmente conosciuto – si rinsaldarono i rapporti fra Cosa Nostra e 'Ndrangheta. Ciò avvenne sulla base di comuni interessi nel settore del traffico di sostanze stupefacenti. Su questa base di rapporti oramai saldi e pienamente operativi si innestò il cd progetto "separatista" voluto e sponsorizzato da Cosa Nostra e dalla 'Ndrangheta. I collegamenti fra cosa nostra e 'ndrangheta si intrecciavano in modo coordinato a Milano grazie ai Papalia e a Reggio Calabria grazie a Paolo Romeo. Insomma Paolo Romeo e i Papalia agivano, in questo ambito, come un'unica persona, in esecuzione di un unico disegno. Tutte queste sono circostanze che appresi dai De Stefano. Al momento non ricordo da chi di loro esattamente...omissis

ADR : Fu Freda che per primo mi parlò della Massoneria mi diede anche copia dei rituali di affiliazione passaggio di grado. Esibisco tali rituali . L'Ufficio da atto che vengono esibite della pagine su cui sono riportate le "Istruzioni per il grado di Maestro" con varie formule rituali....omissis"

Dichiarazioni, rese nell'arco di un ventennio, che mostrano ancora una volta la joint venture tra 'ndrangheta e Cosa Nostra, ma anche i collegamenti istituzionali e paraistituzionali, soprattutto con il mondo della massoneria e dei servizi segreti. E, ancora, la piena adesione della 'ndrangheta al progetto separatista dell'inizio anni 90', che sappiamo, condivideva, con Cosa Nostra siciliana e, in particolare, con i Graviano direttamente incaricati di tirare le fila di tali movimenti in ambito palermitano; la finalità ultima del progetto leghista che consisteva nel creare delle macro-regioni, dove, in quella meridionale, le organizzazioni di tipo mafioso potevano meglio controllare il quadro politico di governo e godere, quindi, di una sorta di immunità e salvacondotto permanenti.

Il quadro dei rapporti fra 'Ndrangheta e massoneria, veniva, infine, da ultimo compiutamente descritto dal collaboratore di Giustizia Cosimo Virgiglio. uomo di fiducia dei Molè per conto dei quali movimentava imponenti capitali che venivano investiti nel settore della contraffazione e delle importazioni tramite il Porto di Gioia Tauro, professionista colto, già massone di provata fede ( appartenente alla Loggia "Garibaldini d'Italia" ) ecco un estratto delle sue dichiarazioni:

Virgiglio Cosimo 24.3.2015

".....omissis...Si da atto che a questo punto il Virgiglio riferisce dei rapporti fra la Loggia Garibaldini d'Italia, la loggia coperta di Ugolini Giacomo Maria denominata Grande Oriente di San Marino e i Molè/Piromalli. Riferisce del ruolo avuto da lui stesso e dal Cedro Carmelo ed i suoi fratelli . Riferisce che lui è uscito da tale contesto quando si stava concretizzando l'alleanza fra Garibaldini/Molè e Grande Oriente di San Marino...omissis....

Riferisce del progetto di pilotare la scarcerazione di Mommo Molè per motivi di salute attraverso Cesare Previti ed il dott. Ceraudo/Ceravolo medico del Dap, Boccardelli segretario di Ugolini condannato per 416 bis c.p. in Appello nell'operazione Maestro e Balestrieri ex piduista presidente del Rotary di New York uomo di punta della loggia di Ugolini..... ( N.d PM : Giorgio Hugo Balestrieri, gia Ufficiale della Marina Militare, già iscritto alla Loggia Propaganda 2, come risulta dagli atti della Commissione Parlamentare d'Inchiesta presieduta dall'On.le Tina Anselmi, è attualmente imputato innanzi al Tribunale di Palmi, per rispondere del delitto di concorso esterno nella cosca Molè, reato per il quale è stato raggiunto da misura cautelare, confermata in sede di gravame. Non rileva, ovviamente in quesrta sede l'esito del procedimento. Ciò che qui conta è l'esistenza di rapporti documentati fra il piduista e la 'ndrangheta, al di là del fatto che questi rapporti possano, o meno, essere inquadrati nella fattispecie contestata di concorso esterno )

Riferisce del ruolo di grande influenza in Calabria, in quanto legatissimo a Licio Gelli, di tale ...omissis...di Cosenza, persona inserita nel contesto della loggia di Ugolini che può a sua volta considerarsi una sorta di continuazione della loggia Propaganda 2 in quanto connotata dai medesimi obiettivi di potere e soprattutto dalla struttura "coperta" e "segreta", senza contare i legami personali fra Licio Gelli, Ugolini e Balestrieri ed i medesimi legami che la loggia di Ugolini aveva, al pari della P2, con gli ambienti e la finanza vaticana ( non a caso Ugolini era ambasciatore di S. Marino presso il Vaticano, anzi decano degli ambasciatori di tutto il mondo presso il Vaticano). La 'ndrangheta utilizzava tale struttura per ripulire il denaro garantendo in cambio la gestione a favore di tale struttura segreta dei flussi elettorali a favore dei soggetti politici".

Ancora Virgiglio il 29.4.2015

"...ADR : Sono entrato o meglio mi sono avvicinato alla massoneria per il tramite del messinese Carmelo Ugo Aguglia, nobile messinese, intorno alla fine degli anni 80'. Io frequentavo l'università di Messina. Per la verità iniziai a frequentare il Rotary. Il Rotary era una trampolino di lancio per entrare nei GOI. Il tempio di Messina che si trovava nella zona del Papardo. Ricordo che fra gli altri frequentatori di questo ambienti massonici di Messina vi era Franco Sensi, presidente della Roma Calcio. Nel 92/93 arrivò a Messina, da Reggio Calabria, la soffiata su di una indagine sulla massoneria. In quello stesso periodo Aguglia mi fece entrare nell'Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, che è un sodalizio organico al Vaticano. A capo di tale Ordine vi era Mons. Montezemolo. Zio di secondo grado del più noto Luca Cordero. La cerimonia di iniziazione si celebra in chiesa. All'interno dell'Ordine vi era Matacena Elio.

Virgiglio riferisce ancora che la struttura massonica calabrese era molto ampia ed era composta da una parte visibile ed una invisibile; che nel 2004/05 Franco Labate, medico di Reggio Calabria, si era rivolto a Peppe Piromalli di creare un punto di contatto con Licio Gelli. Dalle dichiarazioni del Virgiglio, che, come si è visto, oltre ad avere un comprovato rapporto organico con la cosca Molè-Piromalli, era documentatamente, un massone di lungo corso (produceva anche la sua lettera di dimissioni dalla Loggia Garibaldini d'Italia del 2006 ) dunque, oltre ad essere lui stesso la prova vivente della commistione fra le due militanze, quella massonica e quella mafiosa, era la persona che più di qualsiasi altra, era in grado di riferire dei rapporti fra le due entità, oltre confermare (sul solco di Di Bernardo, Lauro, Barreca ed altri ancora) la commistione fra le due entità, specificava come Gelli ed i suoi uomini avessero un ruolo attivo non solo nei contesti massonici che operavano in Calabria, ma anche nei rapporti con le cosche e in particolare quelle tirreniche dei Molè/Piromalli, di cui l'indagato Filippone sarebbe l'elemento di collegamento.