“Incrementiamo il Fondo di solidarietà nazionale, non ricevendo in cambio alcun beneficio per le comunità”

Il Fondo di solidarietà comunale è finalizzato ad assicurare un'equa distribuzione delle risorse ai Comuni, con funzioni sia di compensazione delle risorse attribuite in passato sia di perequazione, in un'ottica di progressivo abbandono della spesa storica.

L'applicazione di criteri di riparto di tipo perequativo nella distribuzione delle risorse, basati sulla differenza tra capacità fiscali e fabbisogni standard, è iniziata nel 2015 con l'assegnazione di quote via via crescenti del Fondo, in previsione del raggiungimento del 100% della perequazione nell'anno 2021.

Quando il Governo ha ripartito con Dpcm il Fondo di solidarietà ai comuni per l'anno 2018 a seguito del consistente taglio delle risorse molti comuni, gradi e piccoli sono giustamente insorti.

Il Comune di Villapiana prima e quello di Roseto Capo Spulico subito dopo, hanno immediatamente avviato una importante azione legale, presentando ricorso al Tar Lazio già dal 2016, al fine di vedersi riconoscere le risorse effettivamente spettanti.

I Sindaci Mazzia e Montalti si sono battuti a tutela delle rispettive comunità, che ogni anno affrontano non poche difficoltà per fare quadrare i bilanci e garantire i servizi.

Il solo Comune di Villapiana ha versato 3milioni e 285mila euro a favore del Fondo di solidarietà.

Il Comune di Roseto Capo Spulico ha versato, invece, ad oggi, 2milioni e 687mila euro.

Il Tar del Lazio, con due separate ordinanze istruttorie, in relazione alle eccezioni di incostituzionalità sollevate dai due comuni difesi dall'avv. Federico Jorio, ha onerato la Ragioneria generale dello Stato, il Mef e il Ministero dell'Interno a chiarire quali siano i criteri che alimentano il fondo ai fini della sua ripartizione.

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Il Tar, chiamato a decidere sulla vicenda, ha voluto vederci chiaro sulla composizione del Fondo di solidarietà comunale previsto per il 2018, inteso come mezzo di perequazione ordinaria.

Il ricorso proposto dagli esecutivi guidati da Mazzia e Montalti partiva dal presupposto che attraverso l'imposta Imu ed altre aliquote che il Mef trattiene alla fonte, si contribuisce ad incrementare il Fondo di solidarietà nazionale, non ricevendo in cambio alcun beneficio per le comunità.