Collettivo Sinistra Pollino: “Ecodistretto dei rifiuti a Morano è uno schiaffo al territorio”

"La decisione del sindaco di Morano Calabro di accogliere nel proprio comune il mega-impianto per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti provenienti da ben 140 comuni della provincia è un fatto gravissimo, che confligge con la vocazione e la particolarità di un territorio su cui insistono borghi d'eccellenza, a cominciare proprio da Morano Calabro, che addirittura e inquadrato nella rete dei Borghi Più belli d'Italia e si fregia della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, ed emergenze paesaggistico-ambientali di primo livello dentro il perimetro dell'area protetta". Lo scrive il Collettivo Sinistra del Pollino in una nota.

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"Questa zona, l'area del Pollino, non può diventare la pattumiera della Calabria. La presenza di un impianto di quelle dimensioni, con quelle caratteristiche, al di là degli aspetti sanitari, comunque da prendere in considerazione, modificherebbe in profondità la prospettiva di un territorio molto vocato al turismo di qualità, storico e ambientale, e per il pregio dei suoi ecosistemi.
In questa vicenda, colpisce molto il silenzio e, addirittura, l'acquiescenza di alcuni sindaci del territorio, di paesi limitrofi, e del Parco Nazionale del Pollino. A dimostrazione di come il problema della classe dirigente sia uno dei problemi principali in una zona che da molti anni non riesce ad esprimere visioni e progettualità d'insieme, secondo una logica di rete e solidaristica.
La questione, in ogni caso, va anche al di là dell'ubicazione dell'impianto. E' un problema di "modello", relativamente alla gestione dei rifiuti. La nostra convinzione è che bisogna riconsiderare, buttare via, una visione dello smaltimento dei rifiuti basata sulla grande concentrazione degli stessi in mega-impianti di selezione e trattamento, utili soltanto a gonfiare il business di grandi imprese private. Bisogna invertire la rotta, compiere una rivoluzione copernicana, implementando sistemi di gestione dimensionati sulle esigenze dei comuni e di territori non troppo grandi, spingendo sulla riduzione al minimo delle frazioni indifferenziate".