Leopolda, Magorno: "Il Sud non vuole assistenzialismo, ma investimenti"

Luci e ombre del Mezzogiorno sono state al centro della discussione del tavolo 30 della Leopolda 9 – in corso a Firenze e coordinato dal senatore Pd, Ernesto Magorno e che si è chiusa con la scelta della frase simbolo della nona edizione: "Il futuro che vogliamo essere è il Sud che mette a frutto i suoi talenti e si emancipa dalle sue fragilità".
Un confronto a tutto campo, che ha visto impegnati numerosi amministratori e dirigenti Pd provenienti da tutte le regioni del Sud, con lo scopo di elaborare proposte e strategie di lavoro.
Diversi gli spunti di riflessione emersi dal dibattito: inevitabile un passaggio sul ruolo del Sud nell'agenda politica dell'attuale Governo, con l'unanime constatazione che purtroppo questa importante parte del Paese non solo sia stata rimossa da qualunque iniziativa legislativa e di investimento, quanto rischino una brusca frenata tutti i provvedimenti - dai Patti per il Sud al decreto "Io resto al Sud" – che erano stati assunti nella precedente legislatura e avevano iniziato a produrre i primi frutti positivi.
Non c'è alcun dubbio, infatti, che il Mezzogiorno presenti particolari identità e importanti fragilità da superare, soprattutto nel campo della protezione sociale, nella promozione dell'occupazione e della lotta alla criminalità organizzata. Ma è altrettanto vero – questa l'analisi promossa al tavolo della Leopolda dal coordinatore Magorno – che il Sud ha in sé gli elementi per costruire il proprio futuro. Scuola, politiche culturali e affermazione del merito possono essere importanti strumenti contro l'emarginazione sociale, nella diffusione della cultura della legalità e nel creare un argine all'emigrazione delle giovani generazioni. Di certo, il reddito di cittadinanza non rappresenta una risposta per l'inclusione attiva e la crescita economica.
Il motore di una sana economia, invece, può ritrovarsi in segmenti già oggi molto produttivi e dall'ulteriore forza espansiva come il turismo e l'enogastronomia, due settori che qualificano l'offerta nazionale e sono carichi di una forte spinta identitaria.

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