Così la 'ndrangheta si è presa anche la Valle d'Aosta

valledaosta500"Il sodalizio mafioso di matrice 'ndranghetista capeggiato dai fratelli Marco e Roberto Di Donato e' riuscito a influenzare le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Valle d'Aosta del 20 maggio 2018. Infatti e' riuscito a condizionare le scelte elettorali di una parte degli elettori al fine di soddisfare gli interessi o le esigenze del sodalizio". Lo scrive il pm Valerio Longi, titolare dell'inchiesta denominata 'egomnia' e condotta dai carabinieri di Aosta su quella tornata elettorale, nella notazione trasmessa ad integrazione nell'ambito dell'udienza preliminare per l'operazione Geenna su infiltrazioni della ndrangheta in Valle d'Aosta.

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"Da sottolineare che Antonio Fosson (attuale presidente della Regione Valle d'Aosta, ndr) saluta Giuseppe Petulla' chiamandolo sempre 'capo' e sembra incredibile che un semplice anziano pensionato di origine calabrese possa influenzare, anzi dettare, la linea politica di un ex senatore della Repubblica italiana e assessore regionale come Antonio Fosson". Lo scrive il pm Valerio Longi, titolare dell'inchiesta denominata 'egomnia', nella notazione trasmessa ad integrazione nell'ambito dell'udienza preliminare per l'operazione Geenna su infiltrazioni della Ndrangheta in Valle d'Aosta. Petulla' - si legge ancora - e' "soggetto vicino ad esponenti del 'locale' di Aosta quali Antonio Raso e Marco Di Donato". I carabinieri hanno anche documentato un incontro tra Fosson e Raso, nel ristorante di quest'ultimo, "per parlare delle elezioni regionali, ma il discorso avviene a voce bassissima e si riescono a comprendere solo brevissimi passaggi".

"Occorre evidenziare che sono tre gli ex presidenti della Regione Valle d'Aosta (Augusto Rollandin, Laurent Vie'rin e Pierluigi Marquis, ndr) che nel corso della campagna elettorale si incontrano o cercano di incontrare proprio i fratelli Di Donato, quindi coloro che durante l'indagine Geenna e' emerso essere ai vertici del 'locale' di 'Ndrangheta di Aosta". Lo scrive il pm Valerio Longi nell'annotazione trasmessa riguardo all'indagine 'egomnia' sul condizionamento della Ndrangheta alle elezioni regionali del 2018 in Valle d'Aosta. "In capo ai Di Donato - si legge ancora - e' riconosciuta dai politici una 'leadership' in seno alla comunita' valdostana di origine calabrese e quindi ritenuti capaci di catalizzare numerose preferenze elettorali condizionando la vittoria o meno di un partito. Il fatto che gli ultimi tre presidenti della Regione, che hanno anche attribuzioni prefettizie, si incontrino e anzi cerchino addirittura due fratelli pluripregiudicati la cui parentela con la famiglia Nirta e' notoria, e' quantomeno allarmante".

Il consigliere regionale della Valle d'Aosta Alberto Bertin, simbolo della battaglia per la legalita', era nel mirino del 'locale' di 'Ndrangheta, insediato nella regione alpina. E' quanto emerge in alcune intercettazioni, riguardanti l'inchiesta sul condizionamento delle elezioni regionali del 2018 da parte della criminalita' organizzata. "Quello combina danni...ha fatto danni e continuera' a fare danni...", dice di lui, parlando al telefono, Antonio Raso uno degli imputati nell'inchiesta Geenna sull'infiltrazione in Valle d'Aosta, considerato dalla Dda di Torino uno dei componenti di primo piano del locale. E nei confronti di Bertin, Raso non risparmia vere e proprie minacce: "finche' qualcuno non gli fa i 'mussi' tanti (lo picchia in faccia ndr)... e ti diro' qualcuno gli fara' i 'mussi' tanti, perche' e' gia' sul pelo del rasoio...se le e' sgravitata un paio di volte...".